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I 9 arresti per droga: l'indagine ha svelato l'origine del rogo al lido Le Vele di Balestrate

Il lido Le Vele di Balestrate dopo l'incendio

Dietro all’incendio doloso del lido Le Vele di Balestrate - avvenuto nel maggio del 2016 - era maturato un conflitto. I carabinieri sono riusciti a comprenderne il movente attraverso le intercettazioni maturate nell’ambito dell’indagine che ha portato all'operazione antidroga scattata all’alba di ieri nel comprensorio balestratese.

I titolari di questo lido si erano rivolti ad un personaggio ritenuto di spicco in paese, uno di quelli che hanno un certo peso, vale a dire Pietro Orlando, 65 anni, balestratese che da qualche tempo era emigrato in provincia di Torino ma che pare avesse ancora un forte ascendente sul territorio e su certi ambienti. Da lui si erano «rifugiati» i fratelli Giuseppe e Michele Nangano, gestori del lido devastato dalle fiamme.

I motivi di questo rogo, appiccato con l’utilizzo di liquido infiammabile, sono stati ricostruiti grazie proprio alle intercettazioni. In pratica, i Nangano sarebbero entrati in rotta di collisione con un pregiudicato del paese, che non figura tra quelli indagati ieri, il quale in un primo momento sarebbe stato interpellato per custodire in un suo capannone le strutture e gli arredi del lido nel periodo invernale. Tra le parti però l’accordo sarebbe poi saltato, perché a partire dal 2016 i Nangano non avrebbero più corrisposto l'affitto. e per tutta risposta il proprietario del capannone vendette il materiale all’interno come «risarcimento».

Mossa che non piacque ai due fratelli tanto che vi fu dapprima uno scontro verbale tra i Nangano e il proprietario del capannone e successivamente fu chiesto a Orlando di scendere in campo. Intercettato, lo si sente a sua volta a dialogare con un altro personaggio di rilievo a Balestrate, Alfonso Scalici. Diatribe che andarono avanti a lungo. Nel 2020 ci fu anche un furto di vario materiale dal lido che non venne mai denunciato.

 

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