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Palermo, il ventenne resta in carcere: «Attenzioni morbose per la figlia dell'uomo ucciso»

Il gip ha disposto la custodia cautelare per Alessandro Sammarco, che si trova ai Pagliarelli. Dalla ricostruzione della polizia emerge che lui e la ragazza non erano fidanzati

Alessandro Sammarco resta in carcere

Resta in carcere Alessandro Sammarco, il ventenne che ha ucciso a Brancaccio Natale Caravello. Le indagini della polizia, dirette dalla Procura, hanno trovato riscontro nell'ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo, che ha applicato la misura cautelare coercitiva della custodia in carcere nei confronti di Sammarco.

I fatti nella descrizione della questura: giovedì sera - il 10 marzo - intorno alle ore 20 i poliziotti sono intervenuti in via Pasquale Matera, nel quartiere di Brancaccio, in seguito ad alcune telefonate di cittadini allarmati dall’aver udito degli spari su strada. Sul luogo segnalato gli agenti hanno rinvenuto il corpo di un uomo riverso sul selciato e privo di vita. Già ad una prima ispezione i poliziotti hanno recuperato e sequestrato i bossoli non distanti dall’uomo che hanno fatto propendere per l’ipotesi dell'omicidio. Le indagini, celermente avviate dal personale della squadra mobile, si sono subito concentrate sul giovane che, poco dopo, ha confermato l’accaduto, presentandosi presso gli uffici di polizia e asserendo di essere l’autore dell’assassinio di Caravello. Dai primi riscontri emergerebbe che il proposito criminoso sia maturato nel contesto di dissidi privati sorti con la vittima scaturiti dalle attenzioni morbose dell'arrestato verso la figlia dell'ucciso. Pertanto, sussistendo le esigenze cautelari, il giovane è stato sottoposto alla misura cautelare coercitiva della custodia in carcere e attualmente si trova recluso presso la casa circondariale Lorusso Pagliarelli.

Il comunicato si conclude con la formula di rito: «Giova precisare che l’ odierno destinatario di misura restrittiva, è, allo stato, indiziato in merito al reato contestato e che la sua posizione sarà definitiva solo dopo l’emissione di una, eventuale, sentenza passata in giudicato, in ossequio al principio costituzionale della presunzione di innocenza».

 

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