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Palermo, in omaggio a Terranova e Mancuso un murales alla scuola Piazzi

Il murales di Igor Scalisi Palminteri che ritrae Cesare Terranova e Lenin Mancuso

L’immagine riproduce una foto simbolo del rapporto tra il giudice Cesare Terranova e il maresciallo di polizia Lenin Mancuso. Entrambi con una sigaretta tra le dita, seduti sul divano dell’abitazione del magistrato. Proprio davanti a quel palazzo, il 25 settembre del 1979, Terranova e Mancuso sono stati uccisi in un agguato mafioso. Insieme, come li ritraeva quell’istantanea, dalla quale traspare un rapporto stretto di lavoro, collaborazione, ma anche amicizia.

Quell’immagine è come se rinascesse in un murale, svelato ieri in via Rutelli, quartiere Libertà, a Palermo. Il caso ha voluto che, oltre a essere riprodotto a pochi metri dal luogo della strage, il murale venisse fuori dalla facciata di una scuola, l’istituto Giovanni XXIII-Piazzi. Perché quest’opera, frutto del lavoro di Igor Scalisi Palminteri, serve soprattutto a rinverdire la memoria di chi è caduto durante la lotta alla mafia, specie nelle giovani generazioni, dentro le quali ci sono molti bambini e adolescenti che non conoscono storie e personaggi.

«È importante che la scuola abbia dato il consenso alla realizzazione dell’opera e non dimenticare i caduti è un messaggio rivolto anche a tutti i cittadini. I morti hanno due esigenze: non essere dimenticati e colmare la sete di giustizia» afferma Carmine Mancuso, figlio di Lenin e presidente dell’Associazione per onorare la memoria dei Caduti nella lotta contro la mafia, che ha voluto fortemente questo murale. Un simbolo di memoria realizzato grazie alla collaborazione dell’Assemblea regionale siciliana, della scuola Giovanni XXIII- Piazzi, di Partecipa Palermo, dell’associazione internazionale Joe Petrosino, dell’Ansi nazionale e con il patrocinio del Comune.

Il giudice Terranova non ha avuto figli, ma ieri alla cerimonia erano presenti molti suoi nipoti. C’era Vincenzo Terranova, figlio del fratello di Cesare, anch’egli magistrato e presidente della Corte d’assise del tribunale. E, tra le nipoti, c’era Geraldina Piazza, figlia di una delle sorelle di Giovanna Giaconia, moglie di Cesare Terranova. «Senza il ricordo, queste figure continuano a morire e queste iniziative servono soprattutto ai giovani, molti dei quali non conoscono il sacrificio di uomini che si sono sacrificati nella lotta alla mafia. Anche perché – prosegue Geraldina Piazza – non esistono magistrati di serie A e di serie B. Come sono stati realizzati i murales di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ritengo giusto un ricordo di questo tipo anche per lo zio Cesare».

Alla giornata di ieri davanti all’istituto Giovanni XXIII-Piazzi ha partecipato, tra gli altri, anche il sindaco Leoluca Orlando, per il quale il murale è «un’opera di straordinaria bellezza che ricorda Cesare Terranova e Lenin Mancuso, il cui impegno nella lotta al sistema di potere politico-criminale-mafioso ha segnato la storia del nostro Paese. Un’opera d’arte che accoglierà, simbolicamente, gli studenti della scuola nel loro percorso in difesa dei valori della legalità. Credo sia questo il senso più bello e profondo del murale che – continua il primo cittadino - attraverso l’impegno delle nuove generazioni, intende tenere viva la memoria di due uomini che hanno sacrificato la loro vita nella lotta di liberazione dalla mafia».

Una lotta, quella a cui fa riferimento Orlando, che ha visto Terranova e Mancuso fianco a fianco da quando il magistrato fu il primo a mandare a processo la cosca di Corleone per associazione a delinquere. Insieme, l’investigatore e il giudice, nelle indagini di mafia, ma non solo. Ad esempio, quando Mancuso affianca Terranova, nel 1971 quando il magistrato è procuratore a Marsala, nelle indagini del «mostro di Marsala», un caso di cronaca nera di triplice rapimento e omicidio di tre bambine. Un’intesa professionale che sfocia appunto nell’amicizia. Quella che da ieri traspare nel murale che li raffigura insieme.

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