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All'Ast gare truccate per oltre 10 milioni, anche per l'acquisto delle mascherine

Il comandante provinciale della guardia di finanza, Antonio Nicola Quintavalle Cecere, parla anche di «impiego di lavoratori a tempo determinato segnalati dal direttore generale e non in base a principi di trasparenza»

«Le indagini svolte dalla guardia di finanza di Palermo e coordinate dalla Procura della Repubblica hanno consentito di fare emergere numerose ipotesi di reato a carico dei vertici aziendali di una società per azioni interamente partecipata dalla Regione Sicilia e di alcuni imprenditori compiacenti. In particolare, gli investigatori del nucleo di polizia economico - finanziaria di Palermo, attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, videoriprese negli uffici degli indagati, servizi di pedinamento, analisi di documentazione contabile e bancaria hanno ricostruito un articolato sistema illecito volto a consentire a imprenditori collusi l’aggiudicazione di alcune gare di appalto indette nel 2020, per un valore complessivo pari ad oltre 10 milioni di euro». Lo dice il generale Antonio Nicola Quintavalle Cecere comandante provinciale della guardia di finanza di Palermo a proposito dell’indagine sull'Ast, l’Azienda trasporti siciliana.

«Tra le varie condotte illecite ipotizzate anche l’affidamento diretto ad un’azienda della fornitura di dispositivi contro il Covid-19 in assenza delle procedure e dei presupposti previsti dal codice degli appalti, l’impiego di lavoratori a tempo determinato segnalati dal direttore generale e non in base a principi di trasparenza, oggettività e meritocrazia - aggiunge il comandante -. In definitiva le fiamme gialle di Palermo hanno fatto emergere un collaudato modus operandi illecito realizzato dai vertici della società per azioni partecipata dalla Regione, gestita come se fosse un’azienda privata, in dispregio delle norme di legge che devono orientare le procedure di un organismo pubblico nella scelta del contraente, negando in radice la libertà di accesso agli operatori economici interessati e ostacolando quindi la normale e libera concorrenza del mercato».

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