Quella che veniva definita la "stanza relax" era in realtà la gabbia degli orrori: un locale di pochi metri quadrati dove i disabili venivano rinchiusi, molto spesso anche per ore, privati di assistenza, di servizi igienici, implorando di uscire, di avere acqua o cibo.
In quella stanza, ma non solo lì, i pazienti psichici venivano maltrattati, umiliati, percossi. L'aspetto disumano nella gestione della Onlus Suor Rosina La Grua di Castelbuono convenzionata con l'Asp di Palermo è l'elemento cardine dell'operazione condotta dai finanzieri del Comando provinciale di Palermo che oggi ha portato a 35 misure cautelari emesse da Tribunale di Termini Imerese su richiesta della Procura. I coinvolti sono sia gli amministratori e i soci dell'associazione ma anche impiegati amministrativi, operatori socio sanitari, infermieri. Le misure cautelari arrivano a conclusione di un'indagine durata circa un anno e partita dopo la denuncia di una dirigente della struttura che aveva deciso di dimettersi.
Non ci sono solo le torture in questa inchiesta ricca di risvolti: c'è anche la truffa attraverso cui l'amministratore e i soci avevano ottenuto la convenzione con l'azienda sanitaria falsificando la documentazione, ci sono anche episodi di corruzione di un funzionario della stessa Asp. Complessivamente dieci persone sono finite in carcere, sette agli arresti domiciliari, cinque sono sottoposte all’obbligo di dimora nel comune di residenza e tredici sono destinatarie della misura interdittiva del divieto di esercitare attività professionali per un anno. Con lo stesso provvedimento, il Gip ha disposto il sequestro preventivo dell'associazione, ma anche di beni e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre 6,7 milioni di euro.
I maltrattamenti
Le percosse, le offese, i maltrattamenti sono la componente più cruda e disumana dell'inchiesta nei confronti della Onlus che avrebbe dovuto fornire servizi di riabilitazione a 23 pazienti (17 uomini e 6 donne fra i 29 e i 63 anni) con gravi disabilità fisiche e psichiche ma che in realtà somigliava molto più a un campo di concentramento e di torture. Senza alcuno scrupolo per la fragilità psico-fisica dei pazienti del centro, tutti affetti da gravi disabilità intellettive e psichiatriche, il personale della struttura ricorreva sistematicamente a punizioni spietate come il digiuno, senza risparmiare strattonamenti, calci, schiaffi, oppure offese. In alcuni casi gli operatori del centro ricorrevano alla misura estrema: lasciare i disabili per ore in quel minuscolo locale chiamato “stanza relax” dove invece si consumava un dramma. Le accuse parlano chiaro: tortura, maltrattamenti, sequestro di persona.
I servizi sanitari non erano meno brutali: secondo quanto emerge dalle indagini, in modo arbitrario venivano somministrate terapie farmacologiche ai disabili senza che vi fosse la necessità, ma solo perché gli operatori volevano mantenere sedati i pazienti riducendo così il loro carico di lavoro.
Questa mattina è finito un incubo per i 23 pazienti che, dopo la chiusura del centro grazie al provvedimento della giudice per le indagini preliminari Angela Lo Piparo, sono stati trasferiti in altre strutture adeguate.
La truffa e la corruzione
Le indagini condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo - Gruppo tutela spesa pubblica, si sono sviluppate in parallelo anche attraverso un altro filone che riguarda l’amministratore e i soci dell’associazione. Secondo l'accusa, con false documentazioni (planimetrie, relazioni tecniche, rendiconti trimestrali delle prestazioni erogate), riuscivano a farsi accreditare con la Regione e ottenere poi la convenzione con l’Asp di Palermo: dalle indagini risulta che negli ultimi 5 anni la Onlus abbia beneficiato di erogazioni pubbliche per 6,2 milioni di euro.
Una parte di questi fondi, oltre 470 mila euro, inoltre, anziché essere destinata ai fabbisogni dei pazienti o reinvestita nell’adeguamento della struttura, che era molto carente, veniva impiegata dai soci per scopi personali come la liquidazione di compensi non dovuti, l'acquisto di auto, il pagamento di viaggi e soggiorni in strutture ricettive, l'acquisto di gioielli o regali. Ma c'è di più: la truffa era possibile grazie anche ad alcuni episodi di corruzione di un funzionario dell’Asp di Palermo, che, secondo gli investigatori, avrebbe dedicato interamente e stabilmente la sua funzione agli interessi dell’associazione. In cambio avrebbe ottenuto l’assunzione del figlio e della nuora. Gli è contestato anche il reato di frode nelle pubbliche forniture, essendo state fornite prestazioni sanitarie in favore dei pazienti ben lontane dagli standard qualitativi previsti.
I nomi degli indagati
Ecco chi sono gli indagati nell'operazione Relax della Guardia di Finanza: in carcere sono stati portati il presidente e legale rappresentante dell'associazione "Suor Rosina La Grua onlus Gaetano Di Marco, catanese di 71 anni, l'inserviente Filippo Morrione, 56 anni, di Castelbuono e otto operatori socio sanitari: Massimo Palmisano, di Caccamo, 40 anni; Agostino Villaraut, di Castelbuono, 37 anni; Romeo Guanera, di Cefalù, 57 anni; Lorenzo Giacalone, monrealese di 45 anni; Paolo Conoscenti, di Castelbuono, 37 anni; Monica Collura, 32enne di Castelbuono; Pietro Butera, 34 anni, di Casteldaccia; Giuseppe Amato, 36 anni, di Castelbuono.
Ai domiciliari: Carla Maria Di Marco, 43 anni, Mascalucia (in provincia di Catania), socia dell'associazione; Vincenzo Prestigiacomo, 65 anni, di Bagheria, collaboratore amministrativo presso l'unità operativa complessa assistenza riabilitativa territoriale dell'Asp di Palermo; Arcangelo Donato Giammusso, 64 anni, di Caltanissetta, direttore sanitario della struttura residenziale per disabili gestita dall'associazione; gli infermieri di Castelbuono Fabrizio Cucco, 34 anni, e Claudia Rezmerita Mocanu, 38 anni; Sabrina Madonia, 33 anni, operatrice socio sanitaria di Castelbuono; Giorgio Muriella, 31 anni, di Caccamo, operatore socio sanitario.
Obbligo di dimora per gli impiegati amministrativi Dario Prestigiacomo, 39 anni, di Bagheria e Rossella Cangialosi, 38 anni, entrambi bagheresu.
Obbligo di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria per i soci dell'associazione le catanesi Chiara Di Marco, 31 anni, e Cristina Maria Vera Di Marco, 40 anni, e per Antonella Russo, 69 anni, di Furci Siculo (in provincia di Messina.
Misure di interdizione dall'esercizio delle attività professionali per un anno, invece, per Lucia Cicero, 37 anni, di Collesano, educatrice in servizio presso l'associazione; Vincenzo Di Maria, 41 anni, di Castelbuono, inserviente; le educatrici Erica Ferrarello, 31 anni, di Pollina (Palermo), le castelbuonesi Valentina Impallomeni, 42 anni, Paola Lo Re, 37 anni, Rossella Martorana 41 anni, Sara Raimondo, 45 anni, Rosalba Sferruzza, 37 anni; la logopedista Chiara Sottile, 27 anni, di Castelbuono; la fisioterapista Fiorenza Sottile, 31 anni, di Castelbuono; Concetta Pollicino, 48 anni, Belpasso (Catania) - Psicologa in servizio presso l'associazione "Suor Rosina La Grua Onlus"; Giuseppina Giambelluca, 50 anni, di Castelbuono (Pa), assistente sociale; Antonino Giambina, 26 anni, di Palermo, operatore socio sanitario.
La guardia di finanza
"Dopo le case di riposo per anziani, stavolta nel mirino delle Fiamme Gialle è entrata una fittizia Onlus che, in regime di convenzione con l'ASP di Palermo, avrebbe dovuto fornire servizi di riabilitazione in favore di pazienti con gravi disabilità fisiche e psichiche e che li sottoponeva invece a trattamenti disumani", dice il generale Antonio Quintavalle Cecere, comandante provinciale della Guardia di Finanza. "Con le misure personali adottate nei confronti di 35 responsabili, il sequestro di beni per circa 7 milioni di euro e la chiusura della Onlus anch'essa sequestrata - aggiunge -, i finanzieri di Palermo hanno liberato da un vero e proprio lager i pazienti che sono stati affidati immediatamente dall'autorità giudiziaria di Termini Imerese a una struttura idonea. Siamo sicuri che il prossimo Natale sarà per loro più sereno e gli auguriamo di vivere un anno nuovo con le cure e le attenzioni che meritano".
Gianluca Angelini, comandante del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo, commenta: "Abbiamo dovuto documentare un campionario aberrante di crudeltà e nefandezze disumane, comportamenti già di per sé estremamente gravi, ma ancora più intollerabili poiché commessi a danno di soggetti psicologicamente e fisicamente fragili e indifesi, che invece di essere accuditi e protetti, come richiederebbe la loro condizione, erano sistematicamente vessati, mortificati e umiliati da gesti lesivi della propria dignità e costretti a vivere nel degrado. Sono stati violati con freddezza e indifferenza i diritti fondamentali dei più deboli, sottoposti a un regime di vita che appare contrario agli stessi principi di umanità".
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