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Mafia, patto tra clan per gestire i traffici di droga: ecco le 5 organizzazioni tra Palermo e Trapani

Il blitz della Dda che ha portato in carcere oggi 81 persone in provincia di Palermo ha permesso di individuare 5 organizzazioni di trafficanti di droga che operavano tra Palermo, la provincia e Trapani.

La necessità di non compromettere i guadagni garantiti dal traffico di stupefacenti su larga scala ha imposto una sorta di pax tra i vari gruppi, tutti legati ai clan mafiosi, per la gestione territoriale dei flussi di droga. Da questa esigenza la definizione di un precario equilibrio caratterizzato da una costante fibrillazione che si è manifestata con numerosi danneggiamenti, spedizioni punitive ed atti incendiari riconducibili all'uno o all'altro gruppo criminale, sempre in procinto di portare lo scontro ad un livello superiore.

E' emersa, scrive il gip, "l'immagine di una vera e assai allarmante balcanizzazione degli scenari criminali che consente di presagire futuribili scenari di nuove e forse imminenti guerre di mafia nella provincia palermitana storicamente nota come tra le più attive nell'ambito criminale del traffico di stupefacenti".

Un gruppo era diretto da Michele Vitale, della storica famiglia mafiosa di Partinico, un altro aveva al vertice un'altra Vitale, Antonina, sorella della ex pentita Giusy e dei boss Leonardo e Vito, e il figlio Michele Casarrubia. C'erano poi la banda con a capo Nicola Lombardo e Nunzio Cassarà, quella diretta dai fratelli Maurizio e Antonino Primavera e quella capeggiata dai fratelli Gioacchino e Raffaele Guida, Massimo Ferrara e Angelo Cucinella.

Le organizzazioni si erano divise la gestione dei fiorenti traffici di droga per la Sicilia occidentale rifornendo stabilmente le piazze di spaccio della provincia di Trapani e di Palermo, dove operavano i referenti del gruppo Guida. In provincia di Palermo il controllo sulle vendite era esercitato dall'organizzazione Casarrubia-Vitale. Gran parte della cocaina arrivava dal basso Lazio tramite i corrieri dei Guida. Altro canale di approvvigionamento era assicurato dalla Campania in accordo con clan camorristici locali i cui interessi venivano rappresentati dai fratelli Visiello, esponenti del clan di Torre Annunziata. L'hashish veniva invece da Palermo.

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