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Casa di riposo lager a Palermo, un'ospite: "Mi hanno rotto un braccio e poi costretta a mentire"

Violenze, minacce, angherie, maltrattamenti gratuiti in risposta a richieste normali. C'è tutto questo nei verbali dell'inchiesta sulla casa di riposo "I nonnini di Enza" di viale Lazio, a Palermo, che ieri ha portato all'arresto di 3 dipendenti e dell'amministratrice della onlus che la gestiva, oltre al sequestro della struttura.

«Era un inferno, le badanti non facevano altro che picchiare me e gli altri anziani», racconta l’ospite che grazie a una telefonata ha fatto scattare la denuncia e le indagini, come scrive Vincenzo Marannano sul Giornale di Sicilia in edicola: «Per me questa è stata un’esperienza terrificante. Durante il mio soggiorno venivo sempre maltrattata sia fisicamente e soprattutto moralmente. Mi chiamavano continuamente “puttana” offendendomi gratuitamente».

Nel verbale viene ricostruita anche l’aggressione che fece finire la povera malcapitata in ospedale: «Una volta - racconta - tale Maria Grazia, per farmi buttare la sigaretta mi ha picchiato sul braccio sinistro con una bottiglia di acqua in plastica, procurandomi una frattura. Quando sono stata portata al pronto soccorso ho dovuto dichiarare che mi ero fatta male da sola, in quanto Carmelina, Maria Grazia e la titolare mi hanno minacciato che se avessi detto la verità una volta tornata a casa mi avrebbero massacrato di botte».

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