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Il femminicidio di Roberta a Caccamo, l'appello della famiglia: "Chi sa parli"

Roberta Siragusa

«Chi sa parli, chi è a conoscenza di particolari, anche apparentemente poco significativi, si rivolga ai carabinieri». I genitori e il fratello di Roberta Siragusa, la studentessa trovata morta domenica mattina in fondo a un dirupo del Monte San Calogero a Caccamo, rompono per la prima volta il silenzio.

Un appello - scrive Mariella Pagliaro sul Giornale di Sicilia oggi in edicola - a rivelare «anche circostanze apparentemente ininfluenti che potrebbero rivelarsi importanti per il raggiungimento dell’unico obiettivo comune: la verità», dicono attraverso i loro legali Giuseppe Canzone e Sergio Burgio, che da ieri affianca il collega nella difesa.

Invitano poi i media a «rispettare la persona di Roberta, la sua dignità e il suo diritto alla riservatezza». Nella lettera - appello i familiari chiedono alla stampa di evitare la pubblicazione di foto che «ritraggono Roberta accanto all'indagato del suo omicidio», una precisazione che svela lo strazio totale dei familiari, che quel ragazzo lo avevano accolto a casa e di cui si fidavano.

Pietro Morreale, 19 anni, il fidanzato di Roberta è in carcere con l'accusa di omicidio e occultamento del cadavere. Oggi, assistito dagli avvocati Giuseppe Di Cesare e Angela Balillaro, sarà interrogato dal gip che dovrà decidere sulla convalida del fermo, chiesta dal pm Giacomo Barbara e dal procuratore Ambrogio Cartosio.

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