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Sacchi della spesa e reddito di cittadinanza, ecco il welfare della mafia che torna alle origini

Un fermo immagine tratto da un video dei carabinieri

Il generale Arturo Guarino, comandante provinciale dei carabinieri di Palermo, lo ha definito il “welfare della mafia”. Cosa nostra ha cambiato pelle, investe sui mercati esteri, ha messo da parte certi gesti eclatanti (se si pensa alle stragi degli anni ’90) ma il suo aspetto sociale non viene meno.

Sono i pacchi di pasta per le elezioni, i 50 euro per un voto al candidato amico, la pratica per chiedere il reddito di cittadinanza, la busta della spesa in tempo di lockdown. È questo contatto con il territorio che cosa nostra non ha perso. È il suo pane quotidiano, la sua linfa vitale, la base elettorale di una potenza criminale che viene alimentata dal bisogno.

L’operazione “Bivio” che Procura di Palermo e carabinieri hanno portato a termine ieri con 16 arresti, dimostra che il fenomeno è più presente che mai. Certo, emerge il consolidamento di una nuova Cupola dove vengono prese le decisioni ma c’è anche altro.

Non si può archiviare che Giuseppe Cusimano, capo della famiglia dello Zen, “pensasse” alle famiglie meno abbienti durante i mesi più acuti della pandemia, e non si può considerare “reato minore” il fatto che 5 degli arrestati di ieri percepivano dallo Stato il reddito di cittadinanza.

Ma tutto questo non è un fenomeno nuovo, non è una evoluzione di cosa nostra, semmai è un ritorno alle origini, se mai erano state abbandonate. Perché è proprio da questo che nasce tutto. Dalla capacità della malavita organizzata di coprire i vuoti lasciati dallo Stato.

E il fenomeno è molto più vicino di quello che si possa pensare. Negli articoli che abbiamo pubblicato ieri, con le cronache degli arresti di mafia a Palermo nei quartieri dello Zen, a Tommaso Natale, a Pallavicino è arrivato anche qualche messaggio, da parte di lettori che in qualche modo giustificavano, anzi si compiacevano dell’intervento di cosa nostra in certe occasioni in cui la pubblica amministrazione è assente.

Anche se la maggior parte ha preso le distanze: “Attenzione a non farli passare come dei Salvatori della patria” scrive Romualdo; “E’ incredibile – analizza un altro lettore di Gds.it - che questa gentaglia in occasione della pandemia si interessi benevolmente della povera gente aiutandola. È del tutto evidente che lo fanno per ricevere consenso sul territorio e agire di conseguenza”.

E ancora, scrive Gir: “Allo Zen tutti sanno a chi affidarsi per un appartamento da vendere e acquistare, come allacciarsi all’Enel, al gas, all’acquedotto gratis. Serve lo stato di emergenza da attivare con polizia carabinieri e finanza sino allo spasimo. Controlli in entrata e uscita e in tutte le vie devono tutti sentirsi braccati”.

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