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Corruzione a Bellolampo, si indaga sui presupposti del ricorso ai privati

L'inchiesta su Bellolampo non si ferma e si sta indagando sui continui guasti che costringevano la Rap a rivolgersi a impianti esterni per fare andare avanti la discarica e portare avanti lo smaltimento, soprattutto, come riporta il Giornale di Sicilia in edicola, della frazione organica della raccolta differenziata.

Si sta cercando di capire, dunque, di più dopo che giovedì scorso sono stati arrestati per corruzione, il coordinatore tecnico della discarica, Vincenzo Bonanno, e i due imprenditori conviventi, Daniela Pisasale, siracusana, e Emanuele Gaetano Caruso, di Paternò, entrambi attivi nella gestione della Eco Ambiente srl. I tre erano stati fermati dalla Dia dopo che Bonanno aveva intascato una busta contenente cinquemila euro (lui credeva che dentro ci fosse il doppio).

La società, che aveva un impianto mobile ad Alcamo, nella discarica della «D’Angelo Vincenzo srl», lavorava con la Rap e Bonanno - secondo le indagini della Dia - «spingeva» i pagamenti delle fatture in favore dell’azienda, che dal 2018 alla prima metà del 2020, aveva incassato qualcosa come poco meno di 4 milioni.

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