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Furti e estorsioni con l'ok della mafia: 24 arresti a Palermo, colpo nel cantiere per il giardino della memoria di Capaci

Un frame del video diffuso dai carabinieri

Furti, estorsioni. La lista delle accuse è ampia e comprende anche la tentata rapina e il traffico illegale di stupefacenti. Con l'operazione denominata Stele, i carabinieri del Comando provinciale di Palermo hanno arrestato 24 persone ritenuti componenti di una organizzazione a struttura piramidale con a capo la famiglia reggente dei Cintura, storicamente specializzata in questo tipo di reati. I componenti del gruppo erano meticolosamente organizzati tra loro tanto che ogni attività criminale veniva considerata un vero e proprio lavoro da svolgere con costanza e dedizione, con turni e orari prestabiliti.

Le indagini, seguite da un pool di magistrati coordinati dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dai sostituti procuratori Giorgia Spiri e Felice De Benedittis della Procura di Palermo, hanno consentito di disarticolare un'associazione per delinquere, e un'altra nata successivamente, risultate connesse con la criminalità organizzata, radicate tra i quartieri Cruillas e Zen 2 di Palermo, ma che operavano in tutto il territorio regionale.

Tra i tanti furti ricostruiti dagli investigatori anche quello del 6 marzo 2017 al cantiere per la realizzazione del giardino della memoria “Quarto Savona Quindici”, monumento, costruito in occasione della ricorrenza del venticinquesimo anniversario della strage di Capaci e dedicato alle vittime dell'attentato a Giovanni Falcone. Il colpo rischiò di compromettere le celebrazioni.

Le indagini hanno permesso di documentare anche  la formazione di un secondo gruppo criminale, dopo un terremoto all'interno dell'associazione criminale. Dissidi interni, infatti, portarono all’allontanamento di uno dei suoi componenti che costituì un nuovo gruppo, attivo nel quartiere Zen 2,  che prendeva di  mira diversi obiettivi di pubblica utilità quali la discarica di Bellolampo e l’acquedotto comunale.

Dalle indagini sono emersi legami con esponenti di vertice di “cosa nostra”. È stata infatti documentata la mediazione di mafiosi ogni volta che venivano consumati, inconsapevolmente, furti ai danni di soggetti appartenenti ad altri mandamenti o di persone a loro vicine, come nel caso di un furto commesso a Castellammare del Golfo o dei furti consumati ai danni della Edil Ponteggi di Bagheria di proprietà di Paolo Scaduto, figlio del più noto boss Pino Scaduto, storico esponente della famiglia mafiosa di Bagheria.

LA FAMIGLIA CINTURA. Le indagini hanno messo in luce l’influenza dell'associazione all’interno della borgata di Cruillas e nel territorio compreso tra Borgo Nuovo, San Giovanni Apostolo e Cep. Gli investigatori hanno accertato come l'associazione, capeggiata da Andrea Cintura, sebbene in carcere a Palermo, servendosi dei componenti della sua famiglia ma anche della collaborazione di altri soggetti, costringesse diversi esercizi commerciali del quartiere a consegnare ogni settimana somme di denaro che variavano in base al tipo di attività commerciale, camuffando le richieste estorsive come contributo per l’organizzazione della “festa di quartiere”. Andrea Cintura e il figlio Domenico "governavano" sul quartiere come fossero una istituzione, tanto che chiunque volesse avviare ogni genere di iniziativa commerciale, compresi i banchi di rivendita, doveva necessariamente ottenere il loro benestare.

 

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