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Terrore nella casa di riposo a Palermo, arrestate 6 donne per violenze su anziani: ecco chi sono

Un frame del video diffuso dalla guardia di finanza

Anche nei giorni dell'emergenza coronavirus, anche quando le strutture per anziani sono al centro delle cronache per l'allarme contagi, ci sono case di riposo che fanno parlare di sè per episodi di violenze e maltrattamenti. A Palermo è successo ancora.

La guardia di finanza ha sequestrato una casa di riposo lager, arrestando sei donne accusate a vario titolo di maltrattamenti ai danni di anziani, bancarotta, riciclaggio e autoriciclaggio.

Gli investigatori hanno documentato, attraverso telecamere nascoste, decine di episodi con violenze fisiche e psicologiche nei confronti degli ospiti della casa di riposo: spintoni, calci e schiaffi accompagnati da insulti e ingiurie.

Maltrattamenti che avrebbero indotto alcuni anziani perfino ad atti di autolesionismo. Gli anziani ospiti della casa di riposo 'Aurora', sottoposti a vessazioni e soprusi che hanno provocato sconcerto tra gli stessi inquirenti, saranno adesso sottoposti anche a controlli medici visto che all'interno della struttura non sono mai state adottate le procedure per il contenimento del coronavirus.

Le indagini dei militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria sono state coordinate dalla procura.
Contestualmente all'emissione dei provvedimenti di custodia cautelare in carcere, il gip ha disposto il sequestro preventivo della società che gestisce la casa di riposo, al centro di un complesso giro di fallimenti pilotati per un passivo di circa un milione di euro. Da qui l'accusa di bancarotta fraudolenta, riciclaggio e autoriciclaggio.

I NOMI DELLE ARRESTATE. Le sei donne arrestate sono Maria Cristina Catalano, 57 anni, amministratrice di fatto dalla casa di riposo, Vincenza Bruno, 35 anni che coadiuvava l'amministratrice, e le dipendenti Anna Monti di 53 anni, Valeria La Barbera di 28, Rosaria Florio di 42 e Antonina Di Liberto di 55. Quest'ultima è stata anche denunciata per truffa insieme al compagno, che percepisce il reddito di cittadinanza con false dichiarazioni.

Per quanto riguarda i reati fallimentari, è stata dimostrata la continuità aziendale di tre società che, a partire dal 1992, avrebbero gestito ininterrottamente la casa di riposo. Secondo quanto hanno accertato gli investigatori, Catalano, indicata come la mente del disegno criminale, poteva contare su alcune 'teste di legno' che sarebbero stati formali amministratori e su soggetti compiacenti, tra cui un impiegato comunale, tutti indagati. La gestione della struttura è stata affidata a un amministratore giudiziario.

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