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La catena della droga a Borgo Vecchio, operazione a Palermo: 18 arresti

Lo spaccio nel cuore di Palermo,  a Borgo Vecchio. Con l’operazione “Push Away” la Polizia di Stato ha smantellato, nel corso delle ultime ore, un'organizzazione vera e propria, attiva sulle strade del quartiere. Che coinvolgeva tutti, ma proprio tutti, persino i minorenni, corrieri utilizzati per trasportare la droga.

Sono state eseguite 23 misure cautelari dai poliziotti del Commissariato Centro, con il coordinamento della Squadra Mobile di Palermo, di cui 18 arrestati e 5 con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Tra gli arrestati, otto sono finiti in carcere: Antonio Miceli, Giuseppa Tantillo, Francesco Madonia, Domenica Ragusa, Marco Trapani, Giovanni Trapani, Maurizio Fecarotta e Davide Melignano.

Per dieci arrestati invece sono stati disposti i domiciliari.

Dovranno rispondere a vario titolo del reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, nonchè di produzione, traffico e detenzione di stupefacenti.

Le indagini condotte dagli agenti del Commissariato "Centro” e coordinate dalla Procura della Repubblica -Direzione Distrettuale Antimafia, si sono sviluppate attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici ed al contempo di tecniche di investigazioni tradizionali; a partire dal 2017, hanno documentato centinaia di episodi di cessioni di hashish e marijuana ed hanno radiografato la vita di alcune zone del quartiere Borgo Vecchio, dove, con allarmante semplicità, era possibile reperire stupefacente su strada.

Le investigazioni hanno consentito di delineare l’esistenza di un’associazione a delinquere di spacciatori, a più livelli ma perfettamente connessi tra di loro, che operavano sotto l’egida della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio: collettori con grossisti, confezionatori, rifornitori di pusher e pusher. E’ stata messa in luce l’esistenza di un forte vincolo tra tutti loro: una cassa comune, dalla rigorosa ripartizione di ruoli in seno all’organizzazione, dall’uso di un linguaggio criptico con cui chiamare la droga e dall’esistenza di “regole” ed indicazioni con la codifica addirittura di vere e proprie sanzioni per chi “sgarrasse”.

In alcune circostanze è stato, addirittura, accertato come il gruppo facesse quadrato, quando qualche componente deviava dalla linea di condotta principale, emarginando il sodale indisciplinato che veniva allontanato. Come è avvenuto nel caso di un pusher che aveva trattenuto per sé una quota più alta dei proventi dello spaccio, rispetto al 20% pattuito.

I primi due livelli dello spaccio erano gestiti da due coppie di coniugi del Borgo Vecchio: Antonino Miceli e Giuseppa Tantillo, coadiuvati dalla figlia Sebastiana Miceli; e (la seconda coppia) Francesco Madonia con la moglie Domenica Ragusa. Questi ultimi dai loro appartamenti facevano partire carichi di hashish e marijuana, il cui terminale era rappresentato dai pusher di piazza Alfano, principale luogo di smercio della droga.

Tramite pedinamenti e appostamenti, gli investigatori hanno accertato che i coniugi Madonia-Ragusa custodivano nella loro abitazione hashish e marijuana, che poi suddividevano in dosi, avvalendosi anche di alcuni giovani sodali, per poi consegnarlo ai pusher per lo smercio in piazza.

Entrambe le mogli, peraltro, rivestivano un ruolo ragguardevole, da "ragioniere" dell'organizzazione: gestivano la contabilità dell’associazione, fornivano indicazioni sulle modalità di trasporto dello stupefacente, occupandosi anche di “bonificare” l’ambiente domestico quando fosse concreto il rischio di perquisizioni da parte delle forze dell’ordine e sostituendo addirittura i mariti quando questi, per impedimenti oggettivi, non potevano gestire l’attività di spaccio. Spesso, i genitori affidavano anche a minorenni il compito di fare da "corrieri" per portare la droga su strada.

A un livello ancora più alto, di fatto il "fornitore" delle due famiglie era Marco Trapani. Dopo l'arresto nel 2018 di Antonino Miceli, Trapani prese le redini dello spaccio all’ingrosso, coadiuvato dal fratello Giovanni, da Maurizio Fecarotta e da Davide Melignano, che per l’attività di smercio dello stupefacente si sono avvalsi della solita rete di pusher.

Davide Melignano, inoltre, sollecitava la riscossione dei crediti derivati dalla cessione della droga ai coniugi Miceli-Tantillo, ai fratelli Trapani e a Maurizio Fecarotta, senzaperò mai parlare direttamente al telefono con i singoli pusher.

Altra rigida regola dell’associazione, passibile di “sanzione”, era che lo stupefacente da smerciare fosse approvvigionato solo attraverso i canali ufficiali del Borgo Vecchio e che doveva provenire solo da questo quartiere.

Le indagini hanno inoltre evidenziato il ruolo dei coniugi Giovanni Tantillo (fratello di Giuseppa) e Giuseppina La Barbera, che avrebbero rifornendo di panetti di hashish i cognati Antonino Miceli e Giuseppa Tantillo, nei casi in cui questi ultimi restavano sprovvisti.

A fare da "corriere", in alcune occasioni, era stata anche Giovanna Madonia (sorella di Francesco), avvalendosi anche di minorenni appartenenti al suo stesso nucleo familiare.

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