Regge davanti al tribunale del riesame l'indagine contro il clan degli Inzerillo a Palermo anche se è stato annullato del tutto l’ordine di custodia cautelare emesso nei confronti di Santo Cipriano e parzialmente, per nove delle dieci ipotesi contestate, i provvedimenti restrittivi riguardanti il boss Tommaso Inzerillo, ritenuto il capo del clan dei cosiddetti «scappati», e di Alessandro Mannino, di Torretta.
I due restano in carcere solo per la contestazione di associazione mafiosa, mentre per le estorsioni e i danneggiamenti, due diversi collegi, entrambi presieduti da Lorenzo Matassa, hanno escluso la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza.
Per Cipriano invece il tribunale, in questo caso presieduto da Giovanni Francolini, non ha lasciato in piedi ipotesi tali da mantenere la misura cautelare. I tre, che sono assistiti dall’avvocato Antonino Lo Cascio, erano stati arrestati il mese scorso nell’ambito dell’operazione «New Connection», condotta dalla Squadra mobile del capoluogo siciliano e dallo Sco, in collaborazione con l’Fbi.
Tommaso Inzerillo, assieme ad altri componenti della sua famiglia di sangue e mafiosa, era rientrato negli anni scorsi in Italia, dopo un lungo «esilio» negli Usa, necessario, per sè e per gli altri affiliati, per evitare di finire uccisi dai corleonesi di Totò Riina, nella guerra di mafia dei primissimi anni '80: da qui la definizione di «scappati».
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