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Mafia a Palermo, l'imprenditore Migliore e gli affari col pizzo: dal cantiere edile al lido, quattro casi documentati

Baldassarre Migliore, tra gli arrestati di oggi: avrebbe gestito le estorsioni

Il pizzo non è stato sconfitto. Anzi, l'imposizione a Palermo e provincia continua a essere un grande affare per la mafia. E quel che preoccupa gli inquirenti è che la "tassa" di Cosa nostra continua ad essere pagata.

Emerge dall'inchiesta anti mafia che ha portato oggi a dieci arresti  e che ha assestato un altro colpo al mandamento di San Lorenzo-Tommaso Natale.

A gestire gli affari legati alle estorsioni sarebbe stato Baldassare Migliore, 52 anni, l'esponente mafioso di spicco tra gli arrestati di oggi. Il suo nome è stato fatto la prima volta nel corso dell'indagine Perseo dei carabinieri, nel 2008, ma durante il processo le intercettazioni furono dichiarate inutilizzabili e da qui si arrivò all'assoluzione. Stessa cosa nel 2016 dopo che fu accusato di estorsione per i lavori al centro commerciale La Torre a Borgo Nuovo.

Nell'ultima inchiesta, quella che ha portato al blitz di oggi, le estorsioni sono uno degli elementi principali. Alcuni imprenditori hanno confermato di aver versato delle somme a titolo di estorsione, quattro gli episodi documentati. 

Un costruttore che stava realizzando 14 villette in via Sant'Angelo a Palermo sarebbe stato costretto a versare 35 mila euro. A riscuotere le messa a posto, secondo le indagini della squadra mobile, è stato Giuseppe Messia, anche lui arrestato.

L'amministratore della società Elenka spa, nota per gli ingredienti di qualità per gelateria e pasticceria, in via Partanna Mondello avrebbe versato alle casse di Cosa Nostra 3 mila euro ogni anno. Stessa sorte toccata ai vivai La Franca in via Lanza di Scalea. Prima con le lire un milione per le festività di Pasqua e Natale poi diventati mille euro quanto è entrata in vigore la moneta unica.

A Isola delle Femmine il titolare del Super Lido Battaglia sarebbe stato costretto a versare 13 mila euro per la stagione balneare. Di questi 5 mila finirono nelle casse della famiglia mafiosa di Tommaso Natale.

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