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Così il boss Scaduto ordinò di uccidere la figlia: "Ha una storia con un carabiniere"

Giuseppe Scaduto - assolto

PALERMO. “Questo regalo quando è il momento glielo farò”. Con queste parole, scritte in una lettera a una parente, il mafioso di Bagheria Pino Scaduto - arrestato questa mattina (era uscito dal carcere ad aprile) - manifestava nel 2009 la volontà di fare ammazzare la figlia, rea di aver iniziato una relazione con un carabiniere. Bisogna “ammazzare lei e l’amante” poiché “tutto da lei è partito”, intendendo attribuire alla figlia le responsabilità del suo arresto nell’operazione Perseo.

La decisione del boss, come emerge dall’inchiesta, nascerebbe infatti dalla erronea convinzione che proprio dalle confidenze della figlia fatte alle forze dell’ordine attraverso il suo amante abbia preso il via l’operazione Perseo  che ha smantellato Cosa nostra palermitana, e dunque nella vendetta lo Scaduto individua anche il modo per ristabilire la propria dignità e il proprio onore rispetto alla propria e alle altre famiglie mafiose.

Scaduto - secondo gli inquirenti - non riesce però nell’intento perché il figlio - incaricato dell’omicidio - si rifiutò di eseguirlo per timore di incorrere in una lunga e pesante condanna penale: ”No…io non lo faccio - dice in un’intercettazione mentre parla con un suo amico - il padre sei tu e lo fai tu…io non faccio niente…eh…mi devo consumare io?...Consumati tu […] io ho trent’anni…non mi consumo…”.

A questo punto, Scaduto avrebbe incaricato un’altra persona che però si tira indietro. “Sono loro nella famiglia - dice la persona che avrebbe ricevuto l’incarico nelle intercettazioni - si ammazzano come i cani, a quel ‘picciutteddu’ lo stanno facendo diventare…che se avete qualcosa da dire, sbrigatevela fra di voi nella famiglia…che minchia ci dite ai cristiani?…Sua figlia o ha sbagliato o l’ha indovinata…non è sempre sua figlia?…Che minchia vuole…”.

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