PALERMO. Ore e ore in servizio con le divise invernali nelle postazioni di sentinella in vetro blindato sul muro di cinta del carcere che, sotto il sole, raggiungono temperature infuocate.
Turni massacranti anche nelle garitte interne, da dove si sorvegliano i detenuti. Spazi angusti, senza aria condizionata né ventilatori, dove «soffriamo terribilmente il caldo -denunciano gli agenti dell' Ucciardone - costretti a indossare la divisa pesante perché l' abbigliamento estivo, nonostante i ripetuti solleciti alla di rezione, non è mai arrivato. Non ce la facciamo più. Lavorare in queste condizioni è un inferno».
Si riaccende la protesta della polizia penitenziaria fra le mura borboniche di via Enrico Albanese. Dopo le manifestazioni sindacali organizzate nei mesi scorsi, alle quali hanno partecipato anche alcuni deputati del Movimento Cinque stelle, l'associazione peri Diritti e le tutele del personale di sicurezza torna ad alzare la voce, con un documento inviato ai vertici del carcere, in testa la direttrice Rita Barbera, oltre che ai dirigenti regionali e nazionali dell' amministrazione penitenziaria.
«Vogliamo più attenzione per le difficili condizioni che dobbiamo sopportare - dice Antonino Piazza, presidente del sodalizio -. Siamo servitori dello Stato e con abnegazione e sacrifici portiamo avanti i compiti istituzionali nelle patrie galere. Non meritiamo questo trattamento». È un appello, quello degli agenti, quasi un grido di dolore: «Malgrado le segnalazioni alla direzione, le varie proposte di collaborazione, non abbiamo ricevuto risposte soddisfacenti. Vuol dire che il miglioramento generale dei penitenziari, tanto auspicato dai vertici del ministero della Giustizia, nel nostro caso non vuole essere né applicato, né discusso», conclude il rappresentante dell' Ad8it.
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