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I Radicali: «Freddo e poco cibo all’Ucciardone»

Da ieri il carcere non è più casa circondariale: potrà ospitare solo condannati con pene definitive superiori a cinque anni

PALERMO. Da ieri l’Ucciardone non è più una casa circondariale, ma un istituto di reclusione e potrà dunque ospitare soltanto condannati con pene definitive superiori ai cinque anni. Ma nella vecchia struttura borbonica, accanto a piccoli e difficili tentativi di miglioramento (come la possibilità per i parenti dei detenuti di prenotare con una mail le loro visite o quella per i carcerati di stare fuori dalle loro celle dalle 8 alle 17) permarebbero i problemi di sempre (come l’assenza di acqua calda e di riscaldamento) e se ne sarebbero aggiunti anche di nuovi, come quello legato alla quantità di cibo destinata ad ogni detenuto. Il quadro emerge dalla visita compiuta il 31 dicembre, nell’ambito del «Satyagraha di Natale con Marco Pannella», compiuta dai Radicali Donatella Corleo, Gaetana Gallina e Giannandrea Dagnino, assieme alla deputata nazionale del Pd Gea Schirò.

«L’Ucciardone andrebbe chiuso come carcere - dice Corleo - e preservato invece come monumento: anche con tutto l’impegno della direttrice e del personale della polizia penitenziaria che vi lavora, la struttura non potrà mai essere davvero migliorata. Il problema - spiega ancora - non è tanto il sovraffollamento, quanto le condizioni strutturali del carcere. Nella quarta sezione, quella dei ”definitivi“, e nella nona, quella dei ”protetti“, che abbiamo visitato mancavano del tutto il riscaldamento e l’acqua calda. Ciò che più ci ha colpiti, però, è la scarsa quantità di cibo somministrata ai detenuti: per 21 persone appena un vassoio di medie dimensioni di sofficini. Alcuni reclusi, infatti, ci hanno detto apertamente: ”Qui facciamo la fame”. Infine, resta irrisolto anche il problema della pensilina esterna per consentire a chi viene a far visita ai detenuti di ripararsi dalla pioggia durante l’attesa».

La direttrice dell’Ucciardone, Rita Barbera, non nasconde affatto i problemi atavici della struttura, ma - a differenza di Corleo - crede invece che il carcere possa essere, anche se con grandi difficoltà, migliorato. «In realtà - spiega la direttrice - i riscaldamenti sono presenti in una sezione e in un’altra sono in fase di completamento: al momento non vengono accesi anche dove potrebbero funzionare per non creare disparità tra i detenuti. Per quanto riguarda l’alimentazione, invece, vengono rispettate le tabelle del fabbisogno calorico definite dal ministero. La verità è un’altra: con questa crisi, la povertà che davvero dilaga, oggi i parenti dei detenuti spesso non hanno la possibilità di fornire loro cibo in più. Nel caso degli stranieri, poi, spesso non c’è nessuno all’esterno che possa aiutarli. Installare la pensilina all’esterno del carcere dipende invece dal Comune che, mi pare, ha già dato il via libera qualche mese fa». Non solo ombre, però: «Per ridurre al massimo le attese - aggiunge Barbera - abbiamo di recente avviato un sistema di prenotazione delle visite tramite mail e siamo stati uno dei primi istituti penitenziari a farlo». Inoltre, in seguito alla sentenza di condanna emessa nei confronti dell’Italia dalla Corte di Strasburgo per il sovraffollamento carcerario, i detenuti hanno la possibilità di passare la loro giornata, dalle 8 alle 17, fuori dalle loro celle. «Un modo per garantire spazi vitali più vasti», rimarca la direttrice.

Al momento, comunque, all’Ucciardone non sono previsti ulteriori lavori di ristrutturazione.

Nella serata di ieri, Corleo e Schirò hanno anche fatto una visita al

Pagliarelli, dove avrebbero trovato una situazione «apparentemente più tranquilla - sottolinea ancora Corleo - ma dove sarebbe necessario potenziare il centro medico, visto che sono oltre mille i detenuti nella struttura».

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