
Sotto gli occhi del presidente Mattarella il bis non arriva. Ed è un peccato perché il Palermo poteva mettersi davanti a tutti per una notte. Finisce un pareggio e anche con qualche rimpianto, perché nella ripresa i rosanero hanno giocato di più e meglio del Frosinone ma non hanno trovato nella fortuna l’alleata che serviva per portare a casa un’altra vittoria dopo quella dell’esordio con la Reggiana.
A dire no a Pohjanpalo prima è stato il palo, poi la traversa e questo già spiega che tipo di partita ha fatto il Palermo nella ripresa. Nei primi 45’, invece, meglio il Frosinone che s’è presentato con una squadra aggressiva, battagliera e anche coraggiosa. Alvini in pratica se l’è giocata sull’uno contro uno, un po’ come Pagliuca un anno fa con la Juve Stabia, mandando i suoi a duellare in ogni zona del campo. Marchizza il manifesto dell’atteggiamento del Frosinone, con una marcatura asfissiante su Brunori che infatti è evaporato subito.
Impossibile per il Palermo trovare varchi, per farlo sarebbero serviti un giro palla più veloce e soprattutto due trequartisti più abili a farsi smarcarsi fra le linee. Ma, appunto, né Brunori né Gyasi nel primo tempo hanno brillato, anzi hanno finito per fare confusione e per giocare anche pochi palloni.
Inzaghi ha iniziato con la stessa squadra dell’esordio con la Reggiana, con Joronen subito catapultato in campo per l’infortunio di Bardi. Ma di fronte al tifoso più eccellente (il presidente Mattarella appunto) e agli oltre 32 mila che hanno spinto dall’inizio alla fine, il Palermo stavolta ha fatto più fatica.
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