Al bomber di Italia ’90 i tifosi chiedono un ennesimo colpo dei suoi, un gol da rapace dell’area per sfuggire al nemico che lo costringe in ospedale, al Civico di Palermo. Salvatore Schillaci, Totò a qualsiasi latitudine, è ricoverato e il quadro clinico è grave, ma dall’attaccante che in azzurro fece sognare una generazione ci si aspetta l’ennesimo miracolo. Il campione siciliano, che non ha ancora compiuto sessant’anni, ha messo in apprensione il mondo del calcio e la città che non ha più lasciato dopo una luminosa carriera con le maglie di Messina, Juventus, Inter e Jubilo Iwata, in Giappone.
Le sue condizioni sono peggiorate qualche giorno fa e adesso il quadro clinico resta grave, fanno sapere dal reparto di Pneumologia del Civico. Schillaci ha subito già due interventi per un tumore al colon. La malattia che due anni fa credeva di aver sconfitto, è tornata con virulenza, rendendo necessario il suo ricovero. Tutti, fra le stanze e i corridoi, sanno che c’è un degente illustre. E stamattina un gruppo di tifosi non ha voluto fare mancare il proprio sostegno all’ex attaccante, radunandosi davanti al reparto dove è ricoverato. Ancora più forte è l’ondata di affetto e il sostegno che Schillaci sta ricevendo via social, su tutte le piattaforme. Su X #forzatotò e #schillaci sono hashtag fra quelli di maggiore tendenza a livello nazionale.
Il picciotto del quartiere palermitano Cep ha lasciato un segno indelebile nel calcio e nell’immaginario popolare con le sei reti con cui si laureò capocannoniere dei Mondiali 1990. Ha ribaltato il proprio destino a suon di gol, scalando campionati con il Messina, con cui raggiunse la serie B partendo dalla C-2, lanciato nel firmamento da un’altra icona siciliana del calcio, il tecnico Franco Scoglio. Schillaci poi riuscì a imporsi anche con la maglia della Juventus, vincendo una coppa Uefa e una Coppa Italia nella stagione 1989/90, preludio dell’exploit nei Mondiali, che la nazionale italiana concluse al terzo posto. Poi, complici alcuni guai fisici, la fase calante della carriera, all’Inter per due stagioni e, infine, in Giappone, dove accettò la corte e gli yen dello Jubilo Iwata: nel campionato nipponico fece ancora la differenza con 56 reti in 78 partite. Dopo il ritiro ha aperto e gestito a lungo la scuola calcio Ribolla vicino al quartiere del Cep dove è nato, ha avuto una breve esperienza politica da consigliere comunale e ha partecipato a un paio di reality show, L’Isola dei Famosi e Pechino Express. Non ha mai smesso di amare il calcio, tifando per il Palermo, la squadra del cuore, la cui maglia non ha mai indossato, ma dove adesso gioca il nipote Francesco Di Mariano, figlio della sorella.
Si sono già levate le prime voci di solidarietà dal mondo del calcio: «Siamo in apprensione per Totò Schillaci, mi auguro che tutto si risolva per il meglio», ha detto Roberto Donadoni, suo ex compagno di nazionale, intervistato dalla trasmissione RadioAnch’ioSport. Lungo post anche di Beppe Accardi, ex calciatore e procuratore di Palermo: «Sei diventato la rivincita dei palermitani nel mondo».
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