Il Palermo ora ci crede. In tre giorni il passo dal sogno alla speranza è stato breve. È bastata una partita, una sola partita ma finalmente ben giocata, per cambiare tutto. Anzitutto la comune percezione che, nonostante i rosa debbano giocare semifinale e eventuale finale in posizione di svantaggio (a parità di risultati e di differenza gol sarebbero eliminati), l’impresa è possibile. Una percezione maturata venerdì sera, quando la formazione di Mignani ha espresso valori agonistici e tecnici inediti in questa stagione. Sorprendendo la Sampdoria, ma principalmente i propri fans e forse anche se stessa. Difficile dire cosa sia accaduto, cosa sia scattato, però possiamo dire che il tecnico ligure già dal suo debutto sulla panchina rosanero ha trasmesso serenità, con una serie di cambi tattici (difesa a 3, due punte sempre in campo) che hanno dato sicurezza al gruppo. I recuperi di Lucioni e Ranocchia hanno fatto il resto.
Il Venezia fa un po' meno paura
Così questo Venezia che ha chiuso la stagione regolare con quattordici punti in più del Palermo e che appena due mesi fa aveva sbancato il Barbera con estrema facilità ora fa un po’ meno paura. È una squadra molto forte fisicamente, che gioca a memoria con un modulo 3-5-2 ormai collaudato, che possiede interpreti di valore per la categoria come il bomber Pohjanpalo, l’esterno Candela, i centrocampisti Busio e Tessmann, ma sarà priva di due pedine importanti come il difensore Altare e la mezzala Ellertsson. E proprio nell’ultima giornata di campionato, perdendo sul campo dello Spezia una gara che avrebbe potuto consegnarle il secondo posto, ha mostrato una incoraggiante fragilità. Due stati d’animo dunque opposti oggi al Barbera: l’entusiasmo del Palermo da una parte, la delusione del Venezia per avere mancato la promozione diretta all’ultima giornata dall’altra.
Palermo obbligato a vincere
L’aria è pregna di ottimismo tuttavia questo doppio impegno contro la squadra di Vanoli resta difficilissimo. Sarebbe presuntuoso non ammetterlo. Rispetto alla gara con la Sampdoria il Palermo è obbligato a vincere. Stasera o venerdì allo stadio Penzo una partita dovrà necessariamente vincerla e dunque oggi dovrà rischiare qualcosa, cercando di sfruttare la spinta del proprio pubblico. Vincere senza scoprirsi, evitando le formidabili ripartenze che due mesi fa misero alla berlina la difesa rosanero, che peraltro fu salvata più volte da Pigliacelli. Sarà questa la «mission» del Palermo per affrontare con le carte in regola la gara di ritorno.
Un’impresa resa difficile anche dal fatto che il Palermo ha giocato appena tre giorni fa una gara intensa e dispendiosa, il Venezia è invece fermo dal 10 maggio quando giocò a La Spezia. Quanto peserà sulle gambe dei rosa la fatica di venerdì? Questo è uno dei tanti interrogativi di una gara che a rigor di logica il Palermo dovrebbe giocare con la stessa squadra che ha travolto la Sampdoria. Quantomeno per motivi scaramantici.
I possibili moduli in campo
Ma le indicazioni degli ultimi allenamenti portano ad altre soluzioni, al ritorno al 3-5-2, speculare a quello del Venezia. Un modulo leggermente più prudente, proprio in considerazione della bravura dei veneti a sfruttare gli spazi in campo aperto, che dovrà essere confermato dopo l’ultimo test in mattinata. Se così fosse Gomes dovrebbe tornare nel suo ruolo di play-maker e Brunori giocherebbe in posizione più centrale al fianco di Soleri. In difesa rientrerebbe Nedelcearu e l’infortunio di Ceccaroni offrirebbe un’altra chance a Marconi. Parliamo al condizionale perché le alternative sono tante e finora Mignani una sorpresa l’ha sempre proposta. Diakité non si tocca ma Di Mariano sta bene e scalpita, Graves ha fatto bene e vorrebbe tenere il posto, Di Francesco aspetta una nuova chance da titolare e Ranocchia potrebbe giocare più avanti.
Chiunque giochi e con qualsiasi modulo si disponga, la condizione fondamentale per provare ad andare avanti è che il Palermo ripeta per intensità e attenzione la partita di venerdì. Altrimenti tutto sarà inutile e la magia di venerdì sera lascerà il posto alla mesta realtà di questa stagione. Ci sono tante favole in attesa di un lieto fine. Quella di Diakitè, che venerdì ha segnato due gol, la metà di quanti ne aveva segnati in tutta la sua carriera in Italia; la favola di Marconi, messo da parte e ritrovato, che già due anni fa con quella rovesciata a Padova fu l’eroe della promozione in B, la favola di Lucioni che tornato in gran forma insegue la sua quarta promozione in A. E infine la favola di Mignani, a cui, come abbiamo scritto più volte, la Serie A sfuggì un anno fa a pochi secondi dal termine dell’ultimo spareggio dopo una stagione straordinaria.
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