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Palermo, Accardi: «Il mio addio? Doveva finire così, per me ora voglio un progetto serio»

Andrea Accardi

Per un palermitano non deve esser stato facile lasciare. Una vita in rosanero, con le uniche due parentesi con le maglie di Trapani e Modena. Poi solo due colori. Fino a gennaio 2023, quando Andrea Accardi ha lasciato Palermo destinazione serie C.

“Emotivamente lasciare è stato brutto – ha ammesso il difensore a Gds.it -. E' normale che uno dopo aver vinto un campionato spera di potersi giocare la categoria che si è conquistato. Oltre a questa la delusione è quella di lasciare tanti amici che lavorano all'interno della società, tantissimi compagni di squadra che erano ormai fratelli, i magazzinieri, i fisioterapisti. Si crea un rapporto che non è più lavorativo ma di amicizia. Questa è la più grande delusione. Questo è successo e mi dispiace perché ho lasciato tanti affetti".

Un addio difficile da digerire ma per il quale forse non si devono tante spiegazioni: “La mia avventura è finita perché doveva finire – ha detto senza mezzi termini il difensore -, si era aperto un ciclo con la nuova società e si è chiuso con la vittoria dei playoff. Poi sono cambiate tante dinamiche, nel momento in cui ho capito che non trovavo spazio credevo fosse giusto andare a giocare altrove, sia per me che per la squadra”.

In rosanero oltre 130 presenze, e una promozione in serie B che ha rappresentato un momento indelebile della sua carriera. Accardi ha ricordato quella splendida avventura (un anno fa, di questi tempi) aggiungendo nella lista un’altra serata dalle mille emozioni: "La vittoria agli spareggi è stata la gioia più grande della mia carriera, ma ce n'è un'altra: la vittoria nel derby contro il Catania con gol di Santana. Un successo diverso, più da tifoso che da calciatore. Una soddisfazione da palermitano, rispetto a quella di una promozione. La vittoria dei playoff è stata il frutto del grande sacrificio fatto”.

Un’esplosione di gioia con un unico grande stratega al comando: Silvio Baldini. Accardi lo ha definito un padre calcistico: “Ha fatto un qualcosa di unico, ricordo in che condizioni ci ha preso: un ambiente intorno alla squadra complicato, nessuno immaginava che avessimo vinto. In casa facevamo bene e in trasferta no. Poi lui ha avuto quello sfogo decisivo dopo la trasferta con la paganese. All'inizio non eravamo partiti benissimo. Si è creata un'alchimia unica. Quello che vivevamo nei playoff è stato qualcosa di clamoroso. Vedere 35 mila persone in casa e 4.000 in trasferta è stato pazzesco. Ha creato un gruppo incredibile. Per me è stato il miglior allenatore che abbia mai avuto, calcisticamente e umanamente. Nel calcio – ha continuato il terzino 27enne - esistono poche persone come lui”.

E da buon palermitano, Andrea non poteva che essere allo stadio per l’ultima partita contro il Brescia: “Ero lì, ho sofferto. La squadra era partita benissimo, meritando i due gol di vantaggio, poi ci sono anche gli avversari che avevano tanta motivazione. Sicuramente resta l'amaro in bocca, capisco la delusione dei ragazzi. Era una gara apertissima e questo di sapeva dall'inizio. I fischi? Mi dispiace da tifoso, capisco la delusione a fine partita, figlia dei due gol di vantaggio. Tutto comunque si può dire tranne che non hanno dato tutto”. La fine di un ciclo e l’inizio di un altro.

Da gennaio in poi Accardi ha giocato in serie C con la maglia del Piacenza, poi retrocesso in serie D: "Sicuramente mi porto la sensazione di essere andato a giocare. Sono stato 4 mesi fermo e ho saltato la parte più importante della stagione, i playoff, e la parte più bella dopo, quella in serie B. Non stavo bene ai playoff e non stavo bene quando è rientrato Corini. Le cose erano parecchie avviate e non è stato facile trovare spazio. Con Piacenza ho conosciuto una città che mi ha accolto benissimo, così come i tifosi e la squadra. Nonostante la retrocessione mi porto dietro tante cose positive come ad esempio il gol e il fatto che sono tornato a giocare con continuità".

Adesso il suo contratto è in scadenza e il futuro un rebus. Accardi guarda però avanti con fiducia: “Per come la penso io dopo l'ultimo anno che ho vissuto non voglio immaginare e aspettarmi nulla. A volte quando pensavo di aver fatto il salto mi sono trovato un passo indietro e quando ho pensato di farne uno indietro ne ho fatto uno avanti. Farò di tutto per meritarmi qualsiasi categoria, che sia B o C, lavorerò sempre duro per far sì che questo accada. L'ultima esperienza mi ha dato la consapevolezza che ci posso stare e che me la posso giocare. Quest'anno è stato molto travagliato, tra il distacco di un tendine e il recupero che è stato molto lungo. Cosa voglio? Un progetto serio, se ti leghi a un progetto serio è una fortuna. Molte squadre non finiscono il campionato come si vede. Voglio fare qualcosa di importante, non so se in una squadra che lotta per vincere il campionato ma sicuramente in un progetto serio".

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