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Foschi: «Palermo una ferita ancora aperta»

L’ex ds è l’artefice della promozione del Cesena: «Voglio un risultato positivo per la mia squadra, ma non dimentico il passato»

PALERMO. Ritornerà da avversario, anche se per molti palermitani è impossibile pensarlo come tale. «È la vita», commenta Rino Foschi. Sessantotto anni, direttore sportivo del Cesena - la squadra che affronterà il Palermo nella delicatissima sfida di domenica prossima - sei stagioni vissute da dirigente del Palermo, tra le più belle in assoluto della storia rosanero. Rosanero: colori che a Foschi sono rimasti nell'anima. «Se mi si chiede perché sono dovuto andare via - dice - ancora oggi non riesco a dare una spiegazione».

Il suo Cesena, domenica prossima, che Palermo troverà? Sarà una squadra rinfrancata dal ritiro friulano?

«Faccio fatica a capire cosa è successo al Palermo. Prima di Empoli aveva fatto bene: ho visto sempre una squadra ben messa in campo. Contro l'Inter, per esempio, meritava certamente di più».

La partita di domenica rischia, per certi versi, di essere decisiva. Quanto le dispiacerebbe essere carnefice del «suo» Palermo?

«Io lavoro per il Cesena e voglio un risultato positivo per la mia squadra. È sempre stato così, anche quando andavamo col Palermo a Verona, dove avevo trascorso sette anni. È chiaro che sono un simpatizzante del Palermo, ma stavolta vengo da avversario. Anche se è presto, dico anche che noi avremo la squadra decimata. Abbiamo molte defezioni. Dobbiamo stare con i piedi per terra: veniamo lì per salvare la pelle».

Dal suo punto di vista dove nascono i mali di questo Palermo?

«Si fa fatica a individuarli dal di fuori. Ci sono tante componenti: secondo me l'unica partita persa male è quella contro l'Empoli. Prima di allora avevo visto Zamparini soddisfatto. Palermo è un ambiente non facile, ma neanche tanto difficile: ha dei tifosi speciali. La squadra ha solo tre punti, ci stava perdere una partita. Il problema è che a Empoli i giocatori non sono mai entrati in campo».

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