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La strage di Altavilla e la setta fai-da-te, Roberta Bruzzone chiede di entrare nella villetta degli orrori

La difesa di Barreca intende cercare dettagli che possano chiarire come si sono svolti i fatti. La perizia psichiatrica sull'imbianchino sarà lunga. «Prevede più incontri - spiega la criminologa - e una serie di altri approfondimenti. Sicuramente ci sarà una richiesta di accesso alla scena del crimine»

La difesa di Giovanni Barreca chiederà di entrare nella villetta di Altavilla Milicia per fare un sopralluogo sulla scena del crimine, in cerca di dettagli, magari trascurati, che possano definire meglio alcuni punti oscuri sulla dinamica del massacro. Una mossa fondamentale che, nelle intenzioni dell’avvocato Giancarlo Barracato, servirà ad anticipare e respingere le accuse di Massimo Carandente e Sabrina Fina - ritenuti gli ispiratori della strage - i quali sostengono di essere andati via prima che esplodesse la violenza, addossando all’imbianchino di 54 anni tutte le colpe per gli omicidi della moglie Antonella Salamone e dei figli Kevin ed Emanuel di 16 e 5 anni.

La consulenza psichiatrica di parte nei confronti di Barreca, autorizzata dal Gip del Tribunale di Termini Imerese, Valeria Gioeli, potrebbe fugare molti dubbi. Ad eseguirla saranno lo psichiatra Alberto Caputo e la criminologa Roberta Bruzzone, famosa anche per le numerose apparizioni televisive: il primo appuntamento al carcere di Pagliarelli è fissato per mercoledì prossimo. «Si tratta di una consulenza molto ampia - spiega Bruzzone - che prevede una prima fase di incontri con Barreca per una valutazione di natura psichiatrico-forense. Poi avvieremo una serie di altri approfondimenti, ma sicuramente ci sarà una richiesta di accesso alla scena del crimine».

Intanto, i Ris di Messina dovrebbero tornare martedì nel luogo in cui si è consumata la tragedia e nell’abitazione dei due predicatori, a Sferracavallo, borgata marinara di Palermo, per effettuare ulteriori rilievi. L’accelerazione sul fronte delle indagini difensive è scattata dopo che Sabrina Fina ha chiesto di incontrare il sostituto Manfredi Lanza della Procura di Termini Imerese, guidata da Ambrogio Cartosio, per raccontare la sua verità, diversa da quella rappresentata.

«Vuole essere sentita per spiegare la sua posizione e quella del compagno - ha detto l’avvocato Marco Rocca, che assiste entrambi -. Giurano di essere innocenti anche se ammettono di essere entrati e usciti più volte dalla villetta di Altavilla Milicia. Pure Carandente intende presentarsi davanti ai magistrati: martedì, o al massimo giovedì, dovrei ricevere anche il suo via libera per il confronto».  Nei prossimi giorni la donna riceverà la visita dei genitori, mentre ancora nessuno dei familiari di Carandente, originario della Campania, ha presentato l’istanza per il colloquio.

Tra la coppia e Barreca è partito lo scaricabarile per cercare di sminuire le proprie responsabilità: mercoledì scorso quest’ultimo, abbandonando per qualche minuto il delirio mistico in cui è precipitato, aveva puntato il dito contro gli ex amici facendo intuire di essere stato drogato e manipolato. Aveva confessato di averli accompagnati alla stazione ferroviaria dopo la carneficina, poi avrebbe telefonato ai carabinieri per consegnarsi: «Non ero in me, ero come imbambolato. Sabrina e Massimo mi hanno fatto bere qualcosa, non ricordo gli atti per i quali sono stato accusato», avrebbe confidato al suo avvocato durante alcuni attimi di lucidità, anche se resta qualche perplessità sulla genuinità delle sue farneticazioni perché le ultime ammissioni potrebbero nascondere un disperato tentativo di proteggere se stesso e la figlia da pesantissime ripercussioni giudiziarie. La diciassettenne, infatti, prima ha dichiarato di essere stata spettatrice degli orrori, poi ha corretto il tiro, svelando di aver partecipato anche lei: contraddizioni su cui la ragazza – in cella nella sezione femminile di un istituto fuori dalla Sicilia – dovrà fare chiarezza. Il procuratore dei minorenni, Claudia Caramanna, ha deciso di ascoltarla solo dopo che verrà ultimata la verifica sul suo cellulare, in particolare si stanno analizzando i messaggi, le chat e gli spostamenti per capire fino a che punto ha detto la verità.

Lo stesso accadrà anche per gli altri tre arrestati che saranno convocati non appena gli esperti consegneranno i dati sui loro dispositivi elettronici e i risultati delle autopsie. L’inchiesta sembra aver preso una direzione precisa, cioè quella dell’esistenza di una vera e propria setta fai-da-te composta da una decina di persone che avrebbero sfruttato le piattaforme social per tenersi in contatto. I capi sarebbero stati Fina e Carandente, che avrebbero costruito la propria dottrina ispirandosi a una o più religioni ufficiali per poi separarsene e crearne una nuova, pronta a utilizzare la tortura e la brutalità per raggiungere i propri scopi. I genitori di Antonella Salamone hanno avanzato l’ipotesi che i riti, nel nome di un credo religioso completamente distorto, sarebbero stati solo un pretesto per i due santoni in gravi difficoltà economiche, che avrebbero avuto, invece, come obiettivo, quello di accaparrarsi la casa di Altavilla Milicia.

Nella foto la villetta dei Barreca piena di messaggi

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