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Estorsioni, si rompe il muro di omertà: 27 arresti, c'è anche un consigliere comunale - Foto e Video

Il consigliere comunale arrestato è Giuseppe Faraone, 69 anni, ex esponente del centrodestra ora passato alla lista del governatore Crocetta Il Megafono, accusato di concorso in tentata estorsione

PALERMO. Il "rito" è sempre lo stesso. Cosa nostra invia dalla vittima un emissario per consigliarle di "mettersi a posto" e, a quel punto, l'imprenditore o il commerciante prescelti cercano l'esattore della famiglia a cui pagare il pizzo. Un copione vecchio che stavolta, però, ha un epilogo diverso: perché le vittime si ribellano e raccontano agli investigatori le vessazioni subite. Anche quando, a far da tramite tra loro e i boss, è un politico come Giuseppe Faraone, consigliere comunale di Palermo, "saltato" da un partito all'altro fino all'approdo al Megafono.

"Si è rotto il muro dell'omertà", dice il neoprocuratore di Palermo che, nella sua prima conferenza stampa dopo l'insediamento, dà atto che tra le vittime del racket qualcosa è cambiato: se prima il motto era negare sempre, ora commercianti e imprenditori cooperano con gli inquirenti. Una novità che rende ottimista Lo Voi, arrivato a mandare un monito agli esattori di Cosa nostra: "non illudetevi, non avete futuro". Faraone, il cui nome era già venuto fuori a giugno, quando le forze dell'ordine eseguirono la prima tranche del blitz di oggi, arrestando quasi 100 persone, è in cella.

Con lui altre sei persone, mentre a 20 tra boss e gregari l'ordinanza di custodia cautelare è stata notificata in carcere. "Faraone - racconta la vittima, socio di una ditta che si occupa di segnaletica stradale - mi disse che alcuni amici lo avevano incaricato di richiedermi del denaro in quanto avevano bisogno di aiuto finanziario. Gli risposi in maniera dura rappresentandogli che non avevo amici e che non avevo intenzione di pagare". Ma il consigliere comunale non si rassegna e manda i suoi amici dalla vittima che comincia ad avere paura. Tanto da affidare a una lettera, consegnata all'avvocato e da diffondere qualora gli fosse accaduto qualcosa, il racconto di tutta la storia. Il racconto dell'imprenditore viene riscontrato dalle intercettazioni.

Due amici mafiosi del consigliere, non sapendo di essere ascoltati, parlano della vicenda confermando parola per parola la vittima. Per Faraone scatta la richiesta del carcere. "Siamo lieti che il vaglio giudiziario - dice il procuratore - abbia riconosciuto la solidità delle prove raccolte". Ma il capo dei pm non si limita alla notazione processuale. Ed entra nel merito, stigmatizzando il comportamento del consigliere tanto grave "da alimentare l'avversione verso la politica già tanto diffusa". Grazie alla collaborazione di commercianti e imprenditori gli investigatori hanno accertato 13 estorsioni - alcune erano emerse nella prima fase dell'inchiesta e sono state confermate dalle vittime - : al solito il racket non risparmia nessuno. E a finire stritolate sono piccole e grandi attività.

Tra i taglieggiati il gestore di un parcheggio, che ha rivelato di essere stato costretto a pagare più tranche di denaro, i commercianti che hanno dovuto offrire soldi a titolo di finanziamento di feste patronali, una ditta che faceva le pulizie allo stadio di Palermo, obbligata ad assumere nove persone vicine ai clan e a dare alla famiglia mafiosa 1500 euro. Dalle indagini è emerso anche che una impresa, che ha lavorato anche per la Curia, e ha costruito 30 unità immobiliari nel centro di Palermo è arrivata a versare 30mila euro per "proteggere" i suoi cantieri. "Non bisogna essere eroi per denunciare - dice Lo Voi - Le vittime devono sapere che la Procura è con loro e le tutela".

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