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Palermo, addio alla sala Bingo Las Vegas: protestano i dipendenti

PALERMO. La sala Bingo Las Vegas, una delle più grandi d'Europa, in viale Regione siciliana a Palermo, ha chiuso. Il decreto di fallimento è stato richiesto dalla procura. «Non sappiamo cosa succederà di noi - dice Marcello Catalano della Fisascat Cisl -. Siamo 35 dipendenti e non sappiamo che faranno di questa struttura dove tantissimi giocatori venivano ogni sera. Sono stati commessi diversi errori nella gestione, che stiamo pagando noi lavoratori». Il provvedimento è stato eseguito oggi in seguito alla confisca che, nel 2012, è stata confermata anche in appello. Attraverso la sala sarebbero stati riciclati i soldi di Cosa nostra: le indagini avevano accertato che il vero proprietario era il boss Nino Rotolo, capo del mandamento mafioso di Pagliarelli che l'aveva intestata a suoi prestanome nel frattempo condannati per riciclaggio. «I dipendenti aspettano ancora sette stipendi, comprese tredicesima e quattordicesima - spiega Mimma Calabrò, segretario della Fisascat Cisl -. Non si tratta solo di una battaglia per il lavoro, c'è una forte valenza simbolica che deve essere salvaguardata: sarebbe grave se passasse il principio che dove c'è la mafia esiste il lavoro e quando interviene lo Stato le aziende chiudono».


PROTESTANO I DIPENDENTI. È in corso a Palermo un sit-in di protesta dei 35 lavoratori del Bingo Las Vegas di viale Regione Siciliana per protestare contro la sentenza, emessa stamani, con cui il locale è stato dichiarato fallito; nel frattempo è anche intervenuto il provvedimento di confisca definitiva. «La sentenza del fallimento - commenta Monja Caiolo, segretaria generale della Filcams Cgil Palermo- giunge dopo che più volte abbiamo espresso preoccupazioni sia in sede prefettizia che nei nostri incontri con l'ex amministratore giudiziario Elio Collovà. È un fallimento dunque che attribuiamo alla precedente amministrazione giudiziaria a cui abbiamo ripetutamente chiesto di presentare alle sigle sindacali un piano industriale per rilanciare l'attività e salvaguardare i 35 posti di lavoro». «A questo punto stiamo chiedendo urgentemente un tavolo con il Prefetto e con l'Agenzia nazionale  per i beni sequestrati e confiscati per capire se ci sono spiragli per la prosecuzione dell'attività e se esiste ancora un eventuale acquirente interessato a rilevare l'attività. Il licenziamento dei lavoratori - conclude la Caiolo- sarebbe una sconfitta per tutti coloro che lottano contro la mafia in Sicilia perchè la legalità deve anche garantire il lavoro». 

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