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Furti di ostie, sette e messe nere Crescono a Palermo i seguaci di Satana

Per contrastare i reati i carabinieri hanno organizzato un ciclo di studi con esperti ed esorcisti

PALERMO. L’ultima scritta satanista è apparsa a settembre in via Tina Di Lorenzo, all’Albergheria. Qualcuno, su un rudere annerito dal fumo e circondato dai rifiuti, ha disegnato una figura di Lucifero che arricchisce la «collezione» di stelle a cinque punte, di croci capovolte e di decine di altri simboli censiti negli anni un po’ in tutta la città. «È un segno — spiega il professor Tullio Di Fiore, presidente del Gris Palermo e Sicilia e docente della Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia — che le gang del Diavolo sono in aumento anche da noi. Una volta era più facile rintracciarle, oggi la tecnologia complica le cose. I capi usano internet per organizzare le cerimonie, creando dei blog dove parlare in codice con gli adepti e dove si accede solo attraverso l’uso di password. Poi, per non lasciare tracce, disattivano gli account. E per ogni incontro ripetono la stessa operazione».
Negli ultimi anni sono decine le segnalazioni e numerosi anche i furti di ostie (rivendute poi a 50 o 100 euro l’una) registrati in tutta la provincia. Non è un caso se il ministero dell’Interno, di recente, abbia deciso di mandare una circolare a tutti i comandi, le questure e le prefetture d’Italia sull’«esponenziale diffusione del fenomeno delle sette esoteriche, di “aggregazioni” religiose o pseudo tali, di gruppi dediti a pratiche di magia, di occultismo e satanismo» che ha assunto, «in tutto il Paese, dimensioni e connotazioni da richiamare l’attenzione anche sotto il profilo della sicurezza».
Partendo da questo spunto, il comandante provinciale dei carabinieri ha convocato nei giorni scorsi una cinquantina di uomini tra ufficiali e agenti di polizia giudiziaria e li ha riuniti davanti ai maggiori studiosi del tema per un seminario su magia e satanismo e sugli aspetti criminologici del fenomeno: «Purtroppo — spiega il colonnello Pierangelo Iannotti — eventi di danneggiamento, furto e profanazioni di simboli religiosi, al pari di segnalazioni di casi di magia, nelle sue numerose sfaccettature, sono sempre più frequenti in Italia. In Sicilia, poi, magia e satanismo assumono aspetti di vere e proprie piaghe sociali». Durante il suo intervento il comandante ha citato anche una serie di episodi di cronaca, alcuni molto recenti — come il danneggiamento del tabernacolo della Chiesa Madre di Terrasini, il 4 novembre, o la denuncia del vescovo di Monreale, Michele Pennisi, che il 15 ottobre scorso sorprese alcuni turisti francesi mentre tentavano di portar via l’ostia appena ricevuta per la comunione — altri un po’ più datati o apparentemente lontani dall’ambiente delle sette sataniche, come i numerosi furti di statuette e fioriere registrati nei cimiteri e in alcune chiese. Tra questi, c’è pure l’incursione del 6 settembre scorso nella Chiesa del Sacro Cuore di Partinico, dove i ladri sono riusciti ad aprire la teca blindata con le spoglie della beata Pina Suriano, portando via una collana in oro e un rosario.
Su 23 danneggiamenti e profanazioni registrati nel 2012 in tutto il territorio nazionale, tra l’altro solo dall’Arma dei carabinieri, tre furti di ostie sono stati segnalati nella provincia di Palermo. E in particolare Terrasini (12 febbraio), Cinisi (2 marzo) e Villagrazia di Carini (23 dicembre). I crimini satanici, ha spiegato il professore Di Fiore, «riguardano i reati commessi da giovani o da adulti criminali. Nella pratica non sono diversi da altri comportamenti illegali, ma la differenza sta nel fatto che chi li compie fa riferimento ad un sistema di credenze distruttive ed occulte. Rapine, vandalismo, spaccio di droga, uccisione di animali, necrofilia, omicidi... sono crimini contro le persone e la società chiunque le compia. La distinzione tra un normale criminale e un satanista sta nel pensiero occulto: motivo per cui il semplice vandalismo diventa un vandalismo antireligioso, lo stupro uno stupro ritualistico e l’omicidio un sacrificio...».
Al seminario, presieduto dal padre domenicano François Marie Dermine, esorcista e presidente nazionale del Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa (Gris), è intervenuto anche Alfonso Terrana, dirigente medico legale, criminologo e anche lui componente del Gris, che si è soffermato sul profilo criminologico del fenomeno: «Il giovane che entra a far parte di una setta — dice Terrana — vive spesso una situazione familiare problematica. Per molti adorare il diavolo è una forma di ribellione contro il sistema che non dà spazio per auto affermarsi. Restano comunque ragazzi dal bassoprofilo criminale, imputabili solo di furto e, nei casi più gravi, di istigazione al suicidio. Come nel caso di una quattordicenne palermitana che, nel 2005, si lanciò dal balcone di casa: il caso è tuttora irrisolto, ma gli inquirenti hanno trovato sul suo banco, a scuola, un’incisione con una citazione satanica — “Endless se ne va. Morte 666”, chat e molti sms inviati a una setta».
Terrana ha puntato i riflettori anche sui cosiddetti effetti collaterali dei riti satanici: «Non si muore solo sugli altari. Anche i cocktail di alcol e droghe consumati durante le cerimonie dissacratorie possono essere fatali. Sostanze spesso utilizzate per rompere la volontà delle vittime e controllarle, come ketamina, popper e cocaina, o anche la fenciclidina, la cosiddetta polvere degli angeli, una sostanza allucinogena prodotta in laboratorio».
«Purtroppo — ha commentato Di Fiore — Le difficoltà della magistratura nell’indagare sulle sette sataniche risiedono nelle tecniche di manipolazione psicologica a cui sono sottoposti gli adepti, nella diffusa omertà, nelle minacce ai “collaboratori di giustizia” e le conseguenti ritrattazioni, nelle leggi insufficienti a reprimere il fenomeno. La libertà religiosa e l’abolizione del reato di plagio sono per motivi diversi le “tutele” del satanismo, ovviamente non le infrazioni penali più gravi».

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