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Vertenza Almaviva, il ministro Orlando: «Ora le parti sono più vicine»

Il ministro Andrea Orlando con il candidato sindaco Franco Miceli (foto di Alessandro Fucarini)

Il ministro del Lavoro Andrea Orlando, a margine di una manifestazione elettorale a Palermo con il candidato sindaco del centrosinistra Franco Miceli, ha parlato delle aziende in difficoltà e della conseguente emergenza in lavoro in Sicilia.

Ai lavoratori dei call center di Palermo ha detto: «Abbiamo convocato il tavolo perché queste vicende non si risolvono facendo dichiarazioni. Abbiamo costruito le condizioni per avvicinare le posizioni dei diversi soggetti interessati. Faremo una proposta al tavolo ma nutro un ragionevole ottimismo e penso che ci possa essere una soluzione che non lasci indietro nessuno. Stiamo ancora lavorando sui dettagli e affinando qualche particolare tecnico con Covisian, Ita e Almaviva». La vertenza ex Almaviva riguarda oltre 500 lavoratori. Il ministro Orlando ha aggiunto: «Il cerchio può chiudersi positivamente o comunque riducendo l’impatto al minimo, cosa che non era per nulla scontata».

Il ministro è intervenuto anche sui lavoratori del petrolchimico di Priolo. «Non devono essere gli operai - ha detto - a pagare il prezzo di decisioni geo-politiche. Credo che si debba intervenire facendosi carico di questa situazione e mi muoverò in questo senso. Chi lavora in quello stabilimento non ha alcuna responsabilità per le scelte di Putin e non è giusto che paghi le conseguenze della crisi internazionale. Abbiamo iniziato a parlarne col ministro Giorgetti, ci sono alcune riflessioni in campo legate alle scelte che si faranno sul fronte delle modalità con cui saranno applicate le sanzioni: soprattutto al tema del petrolio, seguiamo la questione con attenzione e soprattutto con determinazione affinché non ci sia un impatto negativo sui lavoratori». La crisi del petrolchimico di Priolo, dopo l’embargo sul petrolio russo, riguarda circa 10 mila lavoratori tra diretti e indotto.

Spazio anche al reddito di cittadinanza, argomento sul quale, ha detto il ministro Orlando, «ci vuole molta pazienza. Sento dire da colleghi che l’hanno istituito che è una misura catastrofica e a me che ho votato contro tocca riportare le cose ai loro termini: è stato uno strumento importante, non credo che incida significativamente sul mercato del lavoro. Sento dire che 580 euro sarebbero sufficienti a disincentivare le persone a cercare un lavoro e lo sento dire da persone che 580 euro li spendono in mezz’ora. Francamente su questo punto sarei più cauto».

Sul salario minimo, ha detto poi Orlando, «vedo aperture positive da tutte le parti, c'è chi la vuole cotta e chi la vuole cruda. Vediamo qual è il punto di contatto che consenta di intervenire subito in attesa poi di una legge di carattere più organico e che consenta di dare una risposta immediata ai lavoratori che si trovano a basso reddito e a basso salario».

Una battuta anche sul cuneo fiscale. «Nessuno è contrario a ridurre le tasse - ha detto il ministro - ma bisogna capire come si finanzia questa riduzione. Non ho mai detto di essere contrario al taglio del cuneo fiscale, ho sempre spiegato che dieci punti di distacco che ci separano da altri Paesi europei non si risolvono in una botta. Si dice che la produttività sia cresciuta meno in Italia, vero. Ma la produttività è cresciuta più dei salari, che sono diminuiti del 3%», ha aggiunto. «Ho avanzato una proposta, quella di usare tutta l’evasione contributiva individuata ogni anno per ridurre il cuneo, più eventuali altri interventi, e facendo un piano di carattere quadriennale per arrivare a un allineamento con gli altri Paesi europei - ha proseguito il ministro -. Però c'è un tema: la riduzione del cuneo è un pezzo della risposta, che si aggiunge all’adeguamento dei salari attraverso i contratti e al salario minimo. Tutte queste cose vanno tenute insieme».

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