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Palermo, sparatoria all'Arenella: un fratello resta ucciso, l'altro ferito. La polizia ferma una vicina di casa

Il corpo senza vita di Leonardo Bua dopo la sparatoria

PALERMO. Sparatoria a Palermo, all'Arenella, a Fondo Caruso.  Un morto e un ferito, due fratelli, per quello che sembrerebbe un regolamento di conti tra famiglie. A perdere la vita Leonardo Bua, mentre Giuseppe è stato trasportato in condizioni gravi a Villa Sofia. Sul luogo sette volanti della polizia e gli uomini del 118. Indagini della polizia per ricostruire la dinamica della tragedia, che si sta facendo sempre più chiara con il passare dei minuti. Una donna, una vicina di casa, è stata fermata: sarebbe stata lei ad aprire il fuoco.

Sembrerebbe che sia stata un'esecuzione in piena regola, con i sicari che si sarebbero avvicinati ai due fratelli, facendo fuoco. Uno di loro, Leonardo, di 36 anni, è rimasto ucciso all'istante, colpito alla testa. I parenti della vittima e del ferito, interrogati dagli agenti sul posto, avrebbero detto che alla base della sparatoria ci sarebbero stati dei dissidi con un'altra famiglia,  forse per un terreno, con due persone che sono state portate in questura per esseri sentiti dagli uomini della squadra mobile.

Una di loro, una vicina di casa, con cui avrebbero avuto una violenta discussione circa una settimana fa,  forse per una proprietà contesa proprio tra le due famiglie, è stata fermata.  Della lite che ha portato poi all'omicidio sembra anche che ci sia un video, fatto con un telefonino, che avrebbe ripreso ogni secondo della tragedia,  e che in questo momento è al vaglio degli inquirenti.

La polizia ha anche sequestrato degli indumenti dall’abitazione di una famiglia che abita nella piazzetta. Sul luogo dell’omicidio ci sono state scene di disperazione tra i familiari delle vittime. Sull'asfalto sarebbero stati trovati due bossoli di pistola. Chi ha sparato non ha avuto scrupoli perché in quel momento nella piazzetta c'erano anche bambini in bicicletta.

Secondo le prime notizie che arrivano dall'ospedale Villa Sofia le condizioni di Giuseppe, 40 anni, anche lui a quanto pare colpito alla testa, sarebbero disperate: ricoverato in rianimazione, sembra che abbia portato della gravi lesioni cerebrali. In questo momento i medici stanno facendo di tutto per salvargli la vita.

Un altro delitto per delle liti in famiglia a Palermo, dunque. Dopo l'omicidio del Capo ad agosto, con la morte di Andrea Cusimano, nel quartiere dell'Acquasanta, vicino all'Arenella, un altro omicidio per screzi familiari era avvenuto lo scorso 18 settembre.

Pietro Francesco Maronia, 48 anni, un parcheggiatore abusivo della zona, era stato accoltellato in vicolo Pipitone. Il giorno dopo Giovanni Pizzuto, 28 anni, ha confessato l'assassinio. "Aveva minacciato la mia famiglia", ha detto Pizzuto agli inquirenti.

Secondo la ricostruzione della polizia, l'omicidio era avvenuto intorno alle 20 in vicolo Pipitone. Pizzuto ha accoltellato prima accoltellato il suo vicino di casa e poi si sarebbe chiuso nella sua abitazione. Nonostante la confessione gli agenti della squadra mobile hanno continuato a cercare riscontri alla ricostruzione fornita dal sospettato. Infatti sono state trovate prove importanti in seguito ai rilievi della polizia scientifica.

Il ventottenne inizialmente aveva negato di essere coinvolto nell'omicidio, ma poi, sotto torchio nel corso di un lungo interrogatorio da parte degli uomini della squadra mobile, è crollato e ha confessato tutto.  Sia l'omicida sia la vittima erano disoccupato, ed entrambi pregiudicati per reati contro il patrimonio.

Pare che entrambi i vicini di casa avessero bevuto un po’ troppo, al momento della tragedia: uno scontro verbale, poi è scattata le lite, finita nel sangue. Pizzuto avrebbe ucciso il suo vicino di casa con una sola coltellata, ha lasciato l’arma del delitto nel petto della vittima, per poi fuggire, probabilmente anche in stato di choc.

Sicuramente, non era lucido. Ad allertare il 118 una donna che abita in zona e che ha segnalato che c’era un uomo morto per strada. I sanitari del 118 sono arrivati sul posto in pochi minuti, ma per Maronia non c’è stato nulla da fare.

 

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