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Incendi, il ministro Alfano a Palermo:
"Pugno duro contro i responsabili"

PALERMO. Con la temperatura crollata di 20  gradi e senza più vento di scirocco, in Sicilia le operazioni di  spegnimento degli ultimi focolai che rimangono accesi, dopo che  ieri hanno devastato l'ambiente e distrutto aziende in diverse  zone, sono state rafforzate dai canadair che sono riusciti a  prendere il volo. «La situazione è sotto controllo», spiega il  ministro degli Interni, Angelino Alfano, che in mattinata ha  riunito, in Prefettura a Palermo, i vertici di Protezione  civile, Corpo nazione dei vigili del fuoco, Corpo forestale, il  governo della Regione e i comuni più colpiti dalle fiamme. Per  tornare alla normalità, però avverte Alfano, servirà qualche  giorno. Così come per la conta dei danni, ingenti secondo la  Coldiretti e alcuni sindaci. Sarà una task force, voluta da  ministro, a fare la conta, poi con gli elementi in mano, la  Regione dovrà valutare se richiedere lo stato di calamità «che -  sostiene Alfano - non dipende solo dalla volontà del governo  centrale».

Sul versante delle cause quella dell'autocombustione, ragiona  Alfano nel corso del vertice, «è una pista suggestiva», perchè i  focolai sono stati tanti e sparpagliati in diversi punti. La  pista, insomma, è quella dei piromani, e sul movente le ipotesi  sono svariate. Polizia e carabinieri hanno già trasmesso  informative alle Procure di Termini Imerese e Palermo. «La  reazione - avverte il ministro - sarà durissima faremo di tutto  per accettare eventuali responsabilità».   L'auspicio che si faccia in fretta arriva dal Capo dello  Stato, Sergio Mattarella che confida «in una rigorosa azione  volta ad accertare le cause degli incendi» e fa appello alle  istituzioni che «devono garantire l'efficace e capillare impiego  di tutte le risorse disponibili e occorre verificare  l'efficienza dei meccanismi di prevenzione».

Il presidente di Anci Sicilia e sindaco di Palermo, Leoluca  Orlando, sembra avere le idee chiare: «È ora di smetterla di  pensare che atti di violenza possano garantire un posto di  lavoro», rilanciando una delle tante ipotesi al vaglio, quella  dell'eventuale coinvolgimento nei roghi di qualche operatore  forestale stagionale. Il governo Crocetta nei mesi scorsi ne ha  licenziati una trentina, con condanne per mafia e per avere  appiccato incendi. Alfano prova a spegnere subito i focolai  delle polemiche sui soccorsi. «Se ieri il disastro ambientale in  Sicilia ha risparmiato le persone evitando morti è perchè il  sistema di coordinamento ha funzionato». «Tutto è  informatizzato, non riscontriamo alcun problema di interfaccia  tra le varie strutture», rincara il capo del Corpo nazionale dei  vigili del fuoco, l'ingegnere Gioacchino Giomi, rispondendo  sulle presunte difficoltà di dialogo tra le varie strutture  operative emerse ieri.     Ma per Legambiente i roghi colpiscono sempre di più il nostro  Paese: tanto che in un anno, nel 2015, sono cresciuti del 49% e  oltre «il 56% degli incendi si concentra nelle quattro Regioni a  tradizionale insediamento mafioso».

«Non bisogna abbassare la  guardia - osserva il direttore generale dell'associazione,  Stefano Ciafani - e applicare tutti gli strumenti necessari:  dalla normativa sugli incendi boschivi al reato di disastro  ambientale, laddove necessario». E se è vero che «abbiamo  bisogno di mezzi», Alfano suggerisce di «investire di più sulle  tecnologie satellitari per controllare il territorio». I Verdi  annunciano un esposto in Procura «per verificare ed accertare  eventuali responsabilità relativamente alle mancate azioni  preventive e alle eventuali responsabilità degli autori di tali  incendi e in un eventuale processo contro i colpevoli ci  costituiremo parte civile».

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