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Dal Cassaro a Villa Filippina, la festa del Pride «invade» il centro di Palermo

È tornato il Pride a Palermo e lo fa in grande stile con la solita allegria e colori che contraddistinguono la festa dei diritti e dell’amore. Fin dalle 15,30 - mezz’ora prima dell’evento - sono già tantissime le persone che si sono radunate al Foro italico, all’altezza di via Lincoln, con il primo spettacolo dato da Isotta Belvedere, drag queen vestita di blu e tutta luccicante seduta su una carrozza come una vera principessa: «Il corpo non deve essere strumento di guerra, io ho 74 anni, la nostra generazione ha lottato per tutto questo e tutti questi ragazzi».

Nove i carri che hanno percorso il Cassaro, via Roma e via Cavour per terminare il loro viaggio a Villa Filippina.

Nove carri addobbati a festa, con palloncini di tantissimi colori, tanta musica - dalla techno al pop e gli immancabili Abba - e tantissimi costumi e travestimenti, coloratissimi e bellissimi, il tutto aiutato dalla temperatura che ha cercato il pride dopo settimane di caldo infernale.

In testa al corteo il neo eletto sindaco Roberto Lagalla, per la prima volta al Pride: «Il saluto del sindaco ad una comunità plurale e inclusiva, così come deve essere una città moderna e accogliente. Palermo non arretra sui diritti».

Presente anche Fabrizio Ferrandelli: «Qui come sempre da quando abbiamo cominciato questa avventura - ha detto -, anche in rappresentanza istituzionale del Consiglio comunale che crede che la battaglia dei diritti non debba abbassare mai la guardia e l’attenzione». Tante anche le voci dal corteo: «Non è ancora possibile vedere persone che picchiano la gente perchè diversa da loro»; «bisogna continuare a lottare per i diritti».

Migliaia di bandiere, selfie con poliziotti, striscioni (il più indicativo recita sono una madre, sono cristiana, non sono Giorgia) maglie - e persino calzini - color arcobaleno, corone di fiori trasportati da un'onda colorata che si muove tra cori, applausi, musica a tutto volume che parte dai camioncini, dai quali risuona anche il grido di libertà: «Ma quale Stato, ma quale Dio, sul mio corpo decido io».

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