Sempre più centenari. Secondo gli ultimi dati Istat, in Italia il loro numero è aumentato del 300% negli ultimi 20 anni. In Sicilia il territorio delle Madonie - con la presenza di 1 centenario ogni 1230 abitanti - è il più longevo. Un dato rilevante se paragonato alla media del territorio nazionale che è di 1 su 4100 abitanti.
Secondo Silvio Buscemi - che nell'estate del 2021 ha condotto un’indagine sui centenari madoniti dal titolo “Terra di Centenari” - alla base della longevità c'è un felice connubio tra una buona predisposizione genetica individuale e uno stile di vita sano. “Oggi siamo dotati di maggiori comfort – spiega il professore ordinario di nutrizione clinica dell'Università di Palermo -. I nostri centenari madoniti non è che abbiano fatto una vita comodissima, però è chiaro che alcune attività particolarmente usuranti non esistono più. Non c'è più chi va a lavorare in miniera, nessuno patisce più il freddo, né la fame”.
Al miglioramento degli stili di vita si aggiunge anche un potenziamento del sistema sanitario: “C'è un'attenzione diversa – sottolinea Buscemi - sia in termini di cure che di persone raggiunte dalle cure. Avere un medico di famiglia in ogni comune, la guardia medica, il territorio che in qualche modo fa presidio per la salute, sicuramente questo favorisce il raggiungimento di un'età più longeva”.
Tra i 28 centenari residenti nei comuni delle Madonie interpellati dal dottor Buscemi, un buon numero di loro ha superato problemi di salute non indifferenti, anche di tipo oncologico. “Una delle nostre centenarie – racconta il professore - ha superato un carcinoma della mammella, un altro un tumore alla vescica, tre di loro sono portatori di pacemaker. Cento anni fa, se non ci fosse stato il pacemaker non sarebbero diventati centenari”.
Un ruolo fondamentale lo gioca anche il rispetto dei ritmi biologici e un'alimentazione sana: “Quello che i nostri centenari ci hanno raccontato è che hanno sempre rispettato i ritmi biologici – spiega ancora il docente – andavano a letto presto, si alzavano presto la mattina. L'alimentazione prevedeva: verdure, frutta, fibre, senza disdegnare il consumo di carni rosse. In definitiva la dieta mediterranea, l'unico modello che possiede le evidenze scientifiche sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari”
Gli anziani madoniti da giovani non fumavano, né esageravano con l'utilizzo degli alcolici: “Bere bene è importante – commenta il professore di nutrizione clinica – un bicchiere di vino al giorno fa bene, ingozzarsi di cocktails nel fine settimana no”. Ma alla base del buon vivere madonita c'è soprattutto la convivialità: “All'orario di uscita dei bambini da scuola a Castelbuono il sagrato della Chiesa si riempie di ragazzini – racconta - che giocano tra loro. Pranzare assieme, stare assieme, fare movimento, giocare: questo aiuta a vivere a lungo”.
Ma quelli in nostro possesso oggi sono dati che premiano comportamenti e stili di vita di 70, 80 anni fa. “Gli stili di vita sono peggiorati – spiega Buscemi - Non mangiamo più come mangiavano negli anni 50, l'inquinamento ambientale e il processo di urbanizzazione estremo che hanno subito le nostre città non favoriscono ovviamente la salute”. Allarmanti i dati relativi alla presenza di obesità e cirrosi epatica già in età molto giovane: “Abbiamo fatto uno studio che riguardava una popolazione di bambini – continua il professore - la prevalenza di obesità per il consumo di cibo spazzatura è incredibile. Abbiamo notato poi presenza di grasso nel fegato. Una volta questo problema lo vedevamo negli adulti, adesso comincia da ragazzini. Tutto questo non ci fa ben sperare”.
Ma non possiamo pensare di ritornare a vivere nei borghi per vivere meglio: “La vita va ripensata – conclude Buscemi – ci vogliono spazi verdi in città dove andare a passeggiare, ritmi più lenti, più momenti di convivialità”. I consigli ai futuri centenari – oggi giovani - per mantenere il trend sono: trovare un lavoro che piace, osservare una buona alimentazione, rispettare i ritmi circadiani, non fumare e fare attività fisica.
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