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Cura del cancro, la Sicilia non è più terra di frontiera: percorsi di eccellenza e informazione

La quinta edizione del Cracking cancer si chiude con la consegna di attestati e presentazioni di progetti innovativi nella cura al cancro, senza però dimenticare i grandi temi. Introdotti dal direttore del Giornale di Sicilia, Marco Romano, che ha sottolineato come «oggi la Sicilia non sia più terra di frontiera da questo punto di vista, ma può essere baricentro anche da un punto di vista geografico. E ci siamo più volti trovati a raccontare di esempi virtuosi all’interno delle strutture».

Non più terra di frontiera, ma ancora investita da quel pensiero che porta pazienti e malati a prendere un aereo per il nord del Paese: «Alcuni hanno imparato bene come comunicare cosa si fa all’interno della propria attività - spiega Vincenzo Adamo, coordinatore della rete oncologica siciliana - in Sicilia è mancato. Oggi ci sono dei tentativi, ma bisogna ancora lavorare molto sulla comunicazione. Abbiamo risultati che portiamo ai convegni ma non abbiamo il veicolo dell’informazione corretta e sicura nei confronti del cittadino siciliano». Insomma, le eccellenze ci sono, ma spesso ai pazienti non è chiaro come bisogna muoversi, a chi rivolgersi, cosa fare. «Bisogna essere chiari con i pazienti - sottolinea Cinzia Di Benedetto, direttrice sanitaria dell’istituto Ismett -, l’informazione deve arrivare alla popolazione. I cittadini devono sapere che qui esistono percorsi e garanzie di omogeneità nella cura. Questo riduce il turismo verso il nord». Molto è già stato fatto e, come sottolineato da Salvatore Giuffrida, commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera per l’emergenza Cannizzaro di Catania, «per certi versi siamo addirittura all’avanguardia».

Ma la grande sfida è rappresentata anche dai fondi Pnrr: «Si tratta di enormi risorse da indirizzare con saggezza - spiega Vincenzo Spera, commissario straordinario dell’Asp di Trapani -. Bisogna indirizzare le somme verso le nove tecnologie, ma soprattutto, e confesso lo stiamo facendo, sulla formazione del personale». Durante il dibattito anche sprazzi di futuro: infatti, sono stati premiati tre progetti realizzati dalle reti oncologiche regionali. Campania, Liguria e Sicilia si sono divise il podio, grazie a piattaforme di gestione e modelli innovativi su come poter garantire continuità assistenziale, cure integrate che accompagnassero il paziente fino al momento della chirurgia, e una nuova metodologia per alleggerire la pressione ospedaliera e portare in casa le cure. Premiate anche tre scuole siciliane per le loro campagne di comunicazione sulla prevenzione realizzate dagli stessi studenti.

In chiusura, a dialogare con la platea Massimo Galli, professore ordinario di Malattie infettive all’università Sacco di Milano: «I pazienti oncologici vanno considerati con più attenzione in merito ai termini di capacità e possibilità di risposta al vaccino e per loro è consigliabile che i tempi tra una vaccinazione e l’altra vengano calcolati con cautela e siano accorciati - ha detto Galli -. L’obiettivo è tentare di limitare una caduta della risposta immune che possa comportare una malattia grave».

Le interviste a Vincenzo Adamo, coordinatore rete oncologica Sicilia - Gianni Amunni, coordinatore rete oncologica Toscana -  Massimo Galli, professore ordinario di Malattie infettive all’università Sacco di Milano - Salvatore Giuffrida - commissario straordinario dell’azienda ospedaliera per l’emergenza Cannizzaro di Catania -Tania Buttiron, webber.

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