«Il reddito di cittadinanza ha aiutato le persone in stato di indigenza, soprattutto nel periodo di pandemia che abbiamo attraversato. È stata una misura apprezzabile, ma certamente oggi occorre rivederla».
Lo ha detto l’assessore regionale al Lavoro, Nuccia Albano, che ha voluto incontrare una delegazione dei manifestanti che oggi hanno sfilato a Palermo contro l’annunciata abolizione del sussidio, per manifestare l’attenzione del governo della Regione Siciliana nei confronti di questa vertenza. «L'assessorato del Lavoro - annuncia Albano - si farà carico di indire un tavolo tecnico con le imprese del territorio per verificare quali siano le figure professionali di cui hanno maggior bisogno, così da poter attivare corsi di formazione, di apprendistato per provare a creare le condizioni per dare un lavoro dignitoso alle persone che oggi vivono con il reddito».
«La crescita delle bollette di luce e gas e del carrello della spesa rende ancora più povere le famiglie che versano in condizioni disagiate e il rapporto Svimez prevede a livello nazionale nuovi 770 mila poveri. Sono numeri allarmanti - conclude l’assessore - che non possono essere nascosti o minimizzati. Rappresenteremo al governo nazionale tutte le difficoltà del Sud».
Roberta Schillaci, parlamentare regionale del M5S, ha chiesto all'assessore Albano l'«apertura di un tavolo di confronto con il governo nazionale per rappresentare le difficoltà di una terra come la Sicilia che non sarà certamente in grado di offrire proposte lavorative». Poi si è rivolta al presidente della Regione, Renato Schifani, chiedendogli di «farsi portavoce presso il governo Meloni per rivedere la riforma del Rdc prevista dall’esecutivo di Roma». La senatrice Dolores Bevilacqua, pure dei Cinquestelle, ha rimarcato come «se la politica non è stata in grado di creare uno sviluppo economico, allora ha il dovere di sostenere chi è rimasto indietro». E il leader siciliano del movimento, Nuccio Di Paola, ha attaccato il precedente governo regionale, quello guidato da Nello Musumeci, per «aver fatto poco o nulla per i centri dell’impiego. I concorsi per assumere 1200 persone, per i quali c’erano i soldi stanziati dal governo Conte, sono partiti di recente con colpevole ritardo».
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