«Questa giornata rappresenta una deferente manifestazione di riconoscenza dello Stato a tutti i servitori delle istituzioni caduti. Una lunga schiera di martiri personificata da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino». Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenendo alla cerimonia di intitolazione dell’aula bunker dell’Ucciardone a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, alla presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella.
«Falcone e Borsellino seppero ridare fede e speranza al Paese e se oggi siamo qui a riaffermare la presenza dello Stato nella lotta al crimine lo dobbiamo soprattutto a loro. Il tributo che noi oggi dedichiamo loro non è soltanto un deferente ossequio alla memoria di due eroici magistrati, riassume i sentimenti di riconoscenza dell’intera nazione nei confronti di tutti i servitori dello Stato che caddero per mano mafiosi e stragisti», ha detto ancora Nordio. «Questa lunga schiera di martiri è personificata da queste due vittime della violenza mafiose - ha proseguito - Rappresentano tempo di chi ha raccolto le migliori energie del Paese quando la speranza nella convivenza civile sembrava sparire».
«Molto in questi anni è stato fatto. La legislazione ha adottato strumenti sempre più efficaci, nati dall’esperienza e dalla felice intuizione di Falcone e Borsellino. Le loro tecniche d’indagine sono ormai da tempo patrimonio comune nella magistratura. Allo stragismo mafioso la magistratura, le forze dell’ordine hanno risposto con vigore, e in tutti questi anni i magistrati hanno dato vita e continuità a iniziative giudiziarie che hanno inferto duri colpi alle cosche e hanno aggredito energicamente i loro patrimoni. E in questi anni nella magistratura si è fatta ammenda di quegli attacchi, di quelle ostilità e resistenze che allora ferirono e isolarono Falcone e Borsellino. Una ferita che sarà però completamente cicatrizzata quando finalmente si arriverà alla piena verità sulle stragi, sulle complicità, sui depistaggi», ha detto il vicepresidente del Csm Davide Ermini, intervenendo alla cerimonia di intitolazione dell’Aula bunker dell’Ucciardone a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
«Non abbiamo dimenticato l’orrore delle stragi e vogliamo dare vita a un perdurante processo di riflessione che, muovendo dagli errori del passato, guardi alle nuove generazioni per suscitare nei ragazzi un interesse sincero verso i temi della lotta alla mafia», ha detto la presidente dell’Anm di Palermo Clelia Maltese. "Occorre raccontare il male sociale per immaginare il bene - ha aggiunto Maltese - Perciò insieme alla Fondazione Teatro Massimo di Palermo abbiamo deciso di chiudere la giornata con centinaia di studenti per la rappresentazione del Requiem della mafia, un’opera di sette compositori che, nel 1992, reagirono con la musica alla tragedia delle stragi".
"Tra la luce il buio sono certa che la prima vincerà e che sarà fatta piena luce sulle stragi", ha detto il procuratore generale di Palermo Lia Sava. Sava ha ricordato che gli uffici giudiziari "hanno fortemente voluto l’intitolazione dell’aula bunker ai giudici Falcone e Borsellino con una celebrazione corale dedicata a tutte le vittime della mafia". "Il Maxiprocesso alla mafia ha segnato una linea di demarcazione indelebile nella lotta dello Stato a Cosa nostra. L’Aula bunker del carcere Ucciardone è il luogo simbolo del 'Maxì e intitolarlo a coloro che possono essere considerati i 'padrì di quel processo, i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, è un atto doveroso nei confronti dei due uomini dello Stato che hanno svelato al Paese il vero volto dell’organizzazione mafiosa e che, proprio grazie al Maxiprocesso, hanno fatto crollare il mito di una mafia invincibile. Per un momento così importante e denso di significati ringrazio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che testimonia la vicinanza dello Stato alla nostra città nel contrasto quotidiano alla criminalità organizzata", ha detto il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla.
"Il ricordo dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, da trent'anni ormai, resta indelebile nelle nostre coscienze e nei nostri cuori, nella consapevolezza che ciascuno deve fare la propria parte nel contrasto alla criminalità organizzata: politica, magistratura, forze dell’ordine e società civile, a partire dai nostri giovani. Per loro dobbiamo coltivare la memoria di quanti hanno sacrificato la vita per servire lo Stato". Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani.
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