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«No al razzismo e all'odio sociale»: a Palermo redatto un manifesto a tutela dei migranti

Chiesta un'agenzia civile europea per il soccorso e il salvataggio in mare

Lo smantellamento di sistemi che continuano a perpetuarsi e che producono diseguaglianze e precarietà. Istruzione, lavoro, salute, casa, per tutti poiché sono diritti fondamentali e imprescindibili. Sono alcuni punti fondamentali del manifesto «Palermo Call for Moving Communities» presentato oggi a Palermo per contrastare il razzismo e l’odio verso i migranti.

Il documento è stato elaborato da alcune associazioni di Paesi che appartengono al Nord e al Sud dell’Europa (Razzismo Brutta Storia, Medici Senza Frontiere, European Network Against Racism, Lvia, Stravox, Focus on Africa, Forum Antirazzista e tante altre), a margine di una tre giorni organizzata nell’ambito del progetto «Diaspora faces»,co-finanziato dall’Unione Europea, capofila la Cooperazione Internazionale Sud Sud (Ciss) in partenariato con il Nordic Diaspora Forum e Mater Africa. ll manifesto è stato concepito come «meccanismo di cooperazione tra le organizzazioni della società civile e intende condividere una strategia comune con l’obiettivo di prevenire il razzismo e l’odio anti-migranti».

«Negli ultimi anni, infatti, i fenomeni legati alla violenza razzista e xenofoba sono aumentati in tutta Europa. Gravi azioni discriminatorie e atti di violazione dei diritti umani a danno di rifugiati in fuga», è la denuncia del Libro Bianco sul razzismo (edito da Lunaria). In Italia, per esempio, secondo questo rapporto, nel biennio 2018-2019, il peggiore degli ultimi dieci anni, sono stati registrati 5.340 violenze verbali, 901 episodi di violenza fisica e 177 danneggiamenti di beni e proprietà; connessi alla presenza di cittadini e cittadine stranieri, 1.008 casi di discriminazione.

«È un primo passaggio di lavoro - ha commentato il presidente del Ciss Sergio Cipolla - per costruire una rete che possa promuovere a livello europeo il diritto alla mobilità e all’accoglienza. In linea, con la Carta di Palermo, intendiamo rendere più solido questo movimento che è partito dalla società civile poiché riteniamo che la politica non stia dando le risposte che attendiamo da tempo a livello dei singoli paesi europei e dell’Unione europea. La questione legata alla mobilità e al razzismo - ha proseguito Cipolla - è ormai diventata una emergenza. La guerra in Ucraina ha messo in ombra tutte le altre questioni. Mi riferisco, per esempio, ai morti del mediterraneo che non si contano più. Soltanto ieri sono morte trenta persone nella rotta del Mediterraneo nel silenzio mediatico. Un altro problema è relativo alle navi di salvataggio alle quali non vengono assegnati i porti di sbarco. Continueremo a raccogliere adesioni per far diventare questo movimento di livello europeo e sulla base di queste adesioni chiederemo alla politica di aderire e di allinearsi e capire queste istanze etiche».

«Chiediamo che a livello europeo si volti pagina - ha detto l’avvocato Giorgio Bisagna, che rappresenta il Ciss come parte civile nel processo della Open arms, intervenendo al workshop - e che si costituisca una agenzia europea civile per il soccorso e il salvataggio in mare su modello dell’agenzia Echo, già preposta all’assistenza umanitaria». Secondo bisagna, «tale agenzia dovrebbe operare intervenendo sui paesi di transito con il fine di facilitare le pratiche di asilo in loco e dovrebbe anche avere la funzione di coordinare in modo del tutto indipendente dagli organi repressivi, i soccorsi e i salvataggi in mare per tutelare il diritto alla vita dei migranti e le varie procedure di eleggibilità. Questo poiché una vita umana non è un valore negoziabile, mai».

Nel video l'intervista di Anna Cane all'avvocato Giorgio Bisagna.

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