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Ecomafie, Palermo al primo posto per i reati ambientali: «In Sicilia numeri molto alti»

Palermo è la provincia dove si concentra il maggior numero di reati ambientali, ben 3.863, accertati dalle forze dell'ordine e dalle Capitaneria di porto dal 2017 al 2021, seguita da Catania (1.975) e da Messina, con 1.701 infrazioni. Sono i numeri che escono dal report di Legambiente, presentato questa mattina al dipartimento di Giurisprudenza.

Il settore in cui si registra il numero più alto di illeciti penali è quello contro la fauna: 5.604, di nuovo con il capoluogo in cima alla classifica (2.058), seguita ancora una volta da Catania e Trapani. Due delle numerose istantanee che fotografano l'impatto della criminalità contro l'ambiente nell'Isola, aggredita da 16.852 reati, alla media di 3.370 illeciti ogni anno, con 15.834 persone denunciate, 162 ordinanze di custodia cautelare e 4.256 sequestri: «Nonostante ci sia una leggera flessione a livello nazionale dei reati contro l’ambiente - spiega Giuseppe Alfieri, presidente di Legambiente Sicilia - nelle regioni meridionali, e in Sicilia soprattuto, i numeri sono ancora molto alti. Ciò che preoccupa di più sono gli incendi boschivi nelle aree naturali, l’abusivismo edilizio e la gestione illecita del ciclo dei rifiuti».

I reati relativi al ciclo illegale del cemento sfiorano quota 4.000 - esattamente 3.991 - ma il maggior numero di ordinanze di custodia cautelare si registra nel ciclo illegale dei rifiuti: nel periodo 2017-2021 sono state ben 90. Da marzo, l’associazione porterà avanti una propria campagna di sensibilizzazione sui territori siciliani più colpiti «affinché la popolazione comprenda che il tema degli incendi non riguarda solo l’ambiente - sottolinea Alfieri - ma soprattutto la sicurezza e la perdita di biodiversità, che a lungo andare ci penalizzerà sempre di più».

La piaga degli incendi boschivi ha ridotto in cenere 203.109 ettari di boschi e patrimonio naturale, con Palermo al primo posto come numero di reati (738), seguita da Messina e Catania. «Nella scorsa legislatura siamo riusciti a far approvare la norma che inchioda le archeomafie, che operano nel traffico di beni culturali e reperti archeologici - spiega Stefano Ciafani, presidente Legambiente Italia -, avevamo anche ottenuto una norma per semplificare l’abbattimento delle costruzioni abusive ma poi una nota dell’allora ministro Lamorgese ha vanificato tutto. Abbiamo ancora cose da fare con grande urgenza - prosegue Ciafani - penso al disegno di legge contro il racket degli animali e alla norma che a livello nazionale è stata anche approvata per rinforzare gli enti che portano avanti le operazioni di controllo e talvolta repressive: una legge del 2016 che da parte del ministero dell’Ambiente non ha mai visto l’approvazione dei decreti attuativi»

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