«Un comparto ricco di prospettive, lavoro e soddisfazioni». Si apre la seconda giornata del Seacily, il più grande salone nautico siciliano. Questa seconda giornata di esposizione è stata l’occasione per mostrare e analizzare i numeri del comparto nella regione.
Alla presenza di Giovanni Ruggeri, professore di Economia del turismo dell’Università degli studi di Palermo, e Salvo Emma, tecnico archeologo della Soprintendenza del mare, moderati da Andrea Ciulla, presidente di Assonautica e organizzatore dell’evento, sono stati sciorinati tutti i numeri che dimostrano come il comparto rappresenti un segmento importante dell’economia dell’Isola e nazionale. Nell’ultimo anno la Sicilia si è attestata come prima la regione per crescita di imprese nel settore nautico. In particolare, il numero di imprese ha raggiunto quota 1410 - partendo da una base di 1383 - facendo registrare il primato nella provincia di Palermo, che detiene il primo posto anche per crescita del numero di addetti al comparto, da 1124 a 1220. Inoltre, Palermo e Messina sono le province che contribuiscono maggiormente al valore della produzione della filiera nautica, con piccole e medie imprese che raggiungono un fatturato di circa cento mila euro, fornendo servizi di manutenzione e riparazione. Insieme ai 158 mila posti barca presenti in Italia - di cui 17 mila sono in Sicilia, quinta regione nella Penisola, il comparto italiano si colloca al terzo posto in Europa portando una dote del 13,5% di valore aggiunto complessivo.
Nel Mezzogiorno, in particolare, l’incidenza del prodotto è dell’11,2%, dato che testimonia la commina crescita del settore e al cui interno l’Isola si assesta al terzo posto nella top five delle regione italiane per incidenza di imprese. «La chiamano floating industry - spiega Giovanni Ruggeri alla platea composta dagli studenti dell’istituto nautico - le barche diventano alberghi galleggianti che cambiano continuamente posto; molto affascinante. Questo tipo di turismo sviluppa in Sicilia un totale di circa un milione di notti all’anno. Ma va ampliato: c’è bisogno di perone che lavorino in questo settore per attrarre questo turismo, certamente non povero, a terra. Rappresenta una grande opportunità di lavoro che ha bisogno di professionisti altamente formati e specializzati: la prossima sfida sarà avere equipaggi che parlano le lingue e abbiano più competente possibili. Devono guidare.»
«Anche il settore dell’archeologia subacquea si coniuga alla nautica in maniera perfetta- spiega Salvo Emma - perché negli ultimi vent’anni la soprintendenza ha sviluppato sui fondali siciliani ventisei itinerari archeologici subacquei. Quindi una grande occasione per chi vuole avere un’altra visione dei reperti presenti in Sicilia vedendoli proprio sott’acqua. Per difenderli, abbiamo boe d’ormeggio, sia per i subacquei sia per le barche che possono ancorarsi alle boe senza buttare le ancore ed effettuare l’immersione».
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