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Palermo, presentato il libro Lo Stemma di Fulvio Abbate: «Un anti Gattopardo»

«Un anti Gattopardo».  Lo ha  definito così, l’autore, Fulvio Abbate, scrittore palermitano, che ha presentato oggi la sua opera dal titolo Lo Stemma (Nave di Teseo), nell’Agorà del museo Salinas di Palermo, nell’ambito della seconda edizione della rassegna letteraria Amici del libro. Un appuntamento ideato da Lia Vicari, già direttrice della libreria Feltrinelli di Palermo, e da Caterina Greco, direttrice del museo regionale Antonio Salinas. Alla presentazione anche il direttore del Giornale di Sicilia, Marco Romano, e il professore di Letteratura italiana all’Università degli studi di Palermo, Matteo Di Gesù.

Personaggi in cerca di.. imprese. Che devono fare i conti, senza esserne consapevoli, con la propria mediocrità. Tema centrale dell’opera, l’abisso in cui nuotano la principessa Costanza Redondo di Cosseria, da un giorno all’altro vittima di messaggi osceni in giro per la città che ne mettono in dubbio la moralità, o Vittoria Cilona Della Ferla, scrittrice «non meno ottusa degli altri personaggi», che sta scrivendo il seguito de Il Gattopardo, e tanti altri personaggi. Tutto ambientato nella Palermo di oggi, teatro di vizi, barocchi irrefrenabili e desideri mai repressi e che fa sa specchio dei nostri peggiori difetti e delle nostre migliori ambizioni.

«C’è un intento anche retorico rispetto alla narrazione gattopardesca - ha spiegato - e poi c’è il tema della mediocrità. Di quanto sia ritenuta un talento. Ma no qui a Palermo e non solo nei nostri giorni, ma in modo assoluto. Immanente. Ognuno dei personaggi cerca di realizzare un’opera, ma chi riuscirà alla fine, considerando che sono tutti sotto il livello dell’intelligenza?». Unico personaggio che porta la luce è il cugino di Costanza, il barone Carlo, che «è il corrispettivo del Marchese di Villabianca nel '700, che cerca di riassumere la sostanza di questa città, di questo luogo».

Abbate vuole evidenziare come la mediocrità «è sempre appartenuta al mondo. Altrimenti non esisterebbero i santi e i geni. Perché il genio viene premiato o condannato all’incomprensione, perché tendenzialmente altrove prevale la mediocrità. Mediocrità come talento». E confessa: «All’inizio volevo scrivere una parodia del Gattopardo. E ho avuto l’idea che il fondale dovesse essere Palermo, dove sono nato ma non vivo più da quarant’anni, e che i protagonisti dovessero essere il mondo dell’aristocrazia cittadina da declinare non in modo retorico, come avviene nel caso di tane altre pagine letterarie da cui mi tengo distante».

Nel video parla Fulvio Abbate

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