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Palermo, così rinasce Palazzo dei Ministeri: nel fine settimana sarà aperto al pubblico per la prima volta

Era stato acquistato dall'Assemblea regionale siciliana nel 1986 e utilizzato come archivio

Verrà aperto al pubblico per la prima volta nella sua storia questo fine settimana, in occasione delle giornate Fai d'Autunno. Palazzo dei Ministeri, a Palermo, era stato acquistato dall'Assemblea regionale siciliana nel 1986. Al suo interno ancora qualche affresco in buono stato e la bellissima scala a chiocciola autoportante del Giachery.

“Apriamo dopo 40 anni da averlo acquistato - afferma il presidente dell'Ars, Gianfranco Miccichè - nel giro di un mese libereremo tutto il prospetto l'impalcatura, lo illumineremo regaleremo questo ulteriore gioiello alla città di Palermo”.

L'obiettivo, all'epoca dell'acquisto, era utilizzarne i locali per custodire il patrimonio bibliografico e documentale dell'Assemblea. Nel 1993 i lavori di consolidamento delle fondazioni, poi destinato a deposito della Regione fino al 2019, anno di avvio del progetto di messa in sicurezza, affidato all'architetto Stefano Biondo.

Investito nel progetto più di un milione di euro. “Abbiamo realizzato l'intervento di messa in sicurezza di tetti e facciate – spiega l'architetto Pasquale Riggio, responsabile unico del procedimento – per evitare che l'acqua potesse continuare a piovere dentro. Abbiamo restaurato coperture e fronti,
a breve inizierà il cantiere interno”.

Il progetto di restauro dei locali interni costerà sette milioni: “Uno tra i più grossi interventi – commenta Riggio - dell'ultimo decennio”.

La storia del palazzo, è antica, risale al Seicento. Il proprietario dell'edificio era Mario Cannizzaro, gran cancelliere e presidente del real patrimonio del Regno di Sicilia. Poi passò al barone Antonino Agliata, giudice della Gran Corte. Nel 1788, il palazzo, al numero 461 di corso Vittorio Emanuele, acquisì la denominazione di “Palazzo del Principe della Catena” perché di proprietà di Antonino Reggio, principe della Catena. Originario di Aci Catena, il principe era proprietario di diversi feudi sia nel Palermitano che nel Catanese.

“Dopo essere stato ceduto dal principe di Aci Catena- racconta Riggio - il palazzo è stato utilizzato come sede di diversi uffici, con varie destinazioni d'uso. Da uffici del provveditorato a uffici legati al periodo fascista, in rappresentanza dei ministeri. L'ultimo proprietario di quest'immobile è stata la provincia”. Da qui il nome con cui giunge ai giorni nostri: Palazzo ex ministeri.

Mai vandalizzato. Conserva ancora al suo interno alcuni affreschi e una bellissima scala a chiocciola progettata dall'architetto Carlo Giachery. Incaricato nel 1850 di ingrandire e modificare l'ormai palazzo dei Ministeri di Stato, Giachery proseguì i suoi lavori per tre anni, modificando in gran parte l’originaria conformazione planimetrica e l’aspetto dell’edificio.

Tra le richieste, l’architetto avrebbe dovuto trovare una soluzione di collegamento verticale con l’ultimo piano dell’adiacente Ospedale di San Giacomo. Sebbene non fossero necessarie geometrie complesse o finiture particolari, Giachery scelse di realizzare un capolavoro di stereotomia (geometria e tecnica ndr), fornendo una prova tangibile delle sue conoscenze teoriche sul taglio della pietra. Si appoggiò dunque alla ditta dei fratelli Sacco nella realizzazione di una bellissima scala a chiocciola in pietra.

“Questa è una scala autoportante – spiega Riggio - ogni singolo gradino è intagliato e costruito uno sull'altro, non ha altri sostegni se non questo incastro multiplo di gradini, che prosegue fino al pianerottolo di sbarco. Da notare il livello di precisione dei dettagli, frutto di un'attività manuale”.

Circa tre anni la previsione del completamento dei lavori che darà all'edificio un nuovo uso. “In questo palazzo avrà sede la biblioteca dell'Assemblea – spiega il segretario generale dell'ARS, Fabrizio Scimé - una biblioteca importante che conta circa 150mila volumi e che si inserirà in un percorso di biblioteche cittadine da quella comunale, a quella regionale”.

Verrà intitolata a Piersanti Mattarella. “L'abbiamo promesso al Presidente della Repubblica” spiega Micciché, e sui lavori di restauro conclude: “È una delle cose più belle che abbiamo fatto in questa legislatura”.

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