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Olocausto, una ninna nanna per non dimenticare del coro Cantate Omnes di Palermo

Il 6 ottobre 1944 nel campo di concentramento di Auschwitz, giunse l’ennesimo convoglio di disperati. Tra loro, una scrittrice cecoslovacca di libri per bambini, Ilse Weber, e il suo figlio più piccolo, Tomas. Li spinsero verso le docce, spiegando loro che avrebbero dovuto farle dopo i giorni passati in treno, in condizioni disperate. Un detenuto ebreo riconosce Ilse e si avvicina furtivo, «non sono docce – le dice – ma camere a gas».

«Vorrà dire che non faremo la doccia, allora», sospira Ilse, e comincia a cantare un malinconica ninna nanna da lei composta anni prima. I bambini le si stringono attorno, e tutti insieme entrano cantando nella «doccia». A bocca aperta, con le parole in aria, inspireranno il maledetto Zyclon B e si addormenteranno per sempre gli uni sugli altri. Per celebrare la Giornata della memoria che cade in tutto il mondo ogni 27 gennaio, il coro Cantate Omnes ha deciso di cantare quella stessa ninna nanna intitolata Wiegala.

E, visto il momento di emergenza e di lockdown, usa un’impalcatura tecnologica in video: «È una storia molto toccante e poco conosciuta che noi raccontiamo con testi, immagini e musica – spiega il direttore Gianfranco Giordano, alla guida del coro sin dalla sua nascita -: Ilse aveva seguito volontariamente i piccoli pazienti di cui si prendeva cura in infermeria a Theresienstadt. Solo pochi anni prima era un’autrice affermata di letteratura per bambini e programmi radiofonici, ma le leggi razziali avevano cancellato la sua vita.

Era riuscita a salvare il suo figlio più grande, Hanus, facendolo scappare in Svezia; ma il piccolo era rimasto con lei. Quando capì che si stavano avvicinando alla morte, iniziò a cantare trascinando i bambini. Che non smisero quando entrarono sotto le “docce”. L’emissione del fiato e il canto, permette di inspirare meglio l’aria: i bambini morirono subito, senza capirlo, senza dolore. E Ilse morì con loro». I suoi canti divennero poi patrimonio dell’umanità.

«E oggi noi abbiamo voluto interpretarli – continua Giordano -. Tengo molto a questo progetto che ritengo piuttosto originale e realizzato con tutte le difficoltà che questo tempo di pandemia comporta». Il Coro Cantate Omnes è una formazione amatoriale di circa cinquanta elementi. «Lavoriamo in maniera professionale, ma ognuno di noi fa un altro lavoro: tra noi ci sono medici, professionisti, casalinghe, avvocati. Una piccola comunità unita dalla musica».

Il coro aveva già interpretato questa ninna nanna alla Magione nel 2017, e già allora aveva avuto un bel successo. «In pieno lockdown abbiamo continuato a provare a sezioni sulla piattaforma Google Meet. Siamo riusciti a lavorare e questo video nasce sia da questo nostro amore per le note, che per raccontare a chi lo vedrà, una pagina terribile della nostra Storia». Il video sarà pubblicato mercoledì sulla pagina Facebook del coro Cantate Omnes e verrà condiviso da ciascuno dei componenti. (sit)

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