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Il capo della polizia: «Gli arresti di oggi sono una vittoria, ma la lotta alla mafia è lunga»

Cinque corone d'alloro, nel giorno in cui il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina persero la vita. A deporle, nella mattinata del 19 luglio, presso il Reparto scorte della caserma Lungaro di Palermo, il capo della polizia, Lamberto Giannini insieme al questore di Palermo, Leopoldo Laricchia, comandante generale dei carabinieri, Teo Luzi; il procuratore generale della Corte d'Appello di Palermo, Lia Sava e il sindaco Roberto Lagalla.

«C'è la mafia ma c'è anche una questura che lavora giorno dopo giorno - afferma Giannini, a poche ore dai nove arresti nel mandamento della Noce - una Squadra Mobile che contrasta ogni tipo di attività e un questore che ha la massima attenzione su questo genere di problematiche. Bisogna lavorare giorno per giorno in silenzio senza fare particolare pubblicità. Giorni come questo ci devono fare ricordare il sacrificio di magistrati e colleghi, un sacrificio che è il percorso di una lotta, ancora lunga che ha vissuto momenti tragici ma anche grandi vittorie. La vera sconfitta sarebbe adesso ritenere che il problema sia passato».

Sulla ricerca della verità su Via D'Amelio, trapelata - a trent'anni dalla strage - ancora solo parzialmente, il capo della polizia afferma: «Noi come Polizia di Stato dobbiamo concentrarci nel proseguire nel lavoro, ritengo che con il serio e costante lavoro degli investigatori su determinati ambienti sia possibile ottenere dei risultati».

Presente alla commemorazione anche il figlio del magistrato ucciso, oggi commissario di polizia, Manfredi Borsellino e l'ex giudice a latere del maxiprocesso, Piero Grasso. «Ricordo quando Paolo Borsellino, - racconta Grasso - una decina di giorni prima della strage, mi disse "Sai Piero, ho saputo che è arrivato il tritolo anche per me, ci sono amici che mi dicono di abbandonare tutto, di lasciare Palermo. Ma come posso io abbandonare i cittadini che credono in me, io devo continuare"».

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