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Paolo Borsellino, trent’anni dalla strage ma in via D’Amelio ci sono i sorrisi dei bambini

Laddove c’erano morte e distruzione ora ci sono i sorrisi dei bambini. In via D’Amelio a ricordare Paolo Borsellino nel trentennale della sua uccisione, ci sono gli studenti, i ragazzi, le nuove generazioni che a gran voce dicono no alla mafia e chiedono pace e legalità.
Sull’albero, nella via dove il 19 luglio del 1992 persero la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio)Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, i bambini e i ragazzi hanno appeso disegni e messaggi contro la mafia e la guerra. E poi via ad una serie di attività ludico- ricreative e laboratori di lettura in uno spirito di gioiosa condivisione.

Ci sono i bambini della scuola primaria e con loro alcune studentesse di Scienze della formazione primaria dell’Università Kore di Enna. Marcella Gianfranceschi del Centro Studi Paolo Borsellino è lì con la “Bibliolapa”, voluta fortemente da Rita Borsellino. “Portiamo i libri nei quartieri – dice - Ai bambini facciamo leggere testi adatti alla loro età e partecipano al laboratorio artigianale dove ciascun bambino, con stoffe e cartoncini, costruisce il proprio libro”.

Presenti anche i bambini di Danisinni accompagnati da Suor Elisa e l’associazione San Giovanni Apostolo onlus. “Come ogni anno, siamo qui perché la memoria va coltivata. Noi più gradi abbiamo il dovere di trasmettere loro quello che è stato – dice Antonella Fazio presidente dell’associazione - ribadiamo il concetto di legalità con l’esserci e non solo con le parole. Con noi ci sono i ragazzi del quartiere San Giovanni Apostolo, ex Cep che seguiamo con il nostro centro aggregativo”. Tra la folla c’è un uomo che guarda i bambini, sorride ma nei suo occhi c’è un velo di tristezza. Pensa a quando era bambino anche lui e giocava con suo fratello. E’ Tommaso Catalano, fratello di Agostino, uno degli uomini della scorta di Paolo Borsellino ucciso nella strage: “Noi ricordiamo quel 19 luglio ogni giorno – dice Catalano - Tra qualche giorno molti penseranno ad altro, noi familiari il dolore ce lo portiamo dentro sempre. Quest’anno c’è più rabbia rispetto agli altri anni. Dopo 30 anni non si può non avere ancora verità. Agostino era un ragazzo solare e sempre sorridente – racconta lasciandosi andare ai ricordi - Era disponibile con tutti. Quando gli capitava di arrestare minorenni, prima di portarli al carcere Malaspina, comprava loro il gelato e si fermava a parlare. Cercava di far capire a quei ragazzi cosa era giusto fare e come bisognava comportarsi, come un padre fa con i figli. Era più grande di me di due anni, siamo cresciuti insieme. Il mio obiettivo ora è quello di parlare ai giovani, nelle scuole, perchè crescano nella legalità. Solo così potremo avere un mondo migliore”.

A ribadire l’importanza della memoria è il magistrato Vittorio Teresi, presidente del centro studi Paolo e Rita Borsellino: “Il passare del tempo scema la rabbia, la determinazione, la voglia di sapere e aumenta l’oblio – commenta Teresi - In questi 30 anni le istituzioni hanno fatto la politica dell’oblio sperando che la gente dimenticasse. Per fortuna la gente che non dimentica è sempre di più, però la risposta giudiziaria, politica, economica va contro gli interessi di chi ha bisogno di verità e giustizia. Mi auguro che la gente pressi in maniera forte le istituzioni affinché apra finalmente le stanze dove sono custoditi i segreti delle stragi e in particolari quelli di via D’Amelio. C’è una vaga speranza che emerga la verità, dipende soltanto dalla determinazione delle persone, dalla loro capacità di non stancarsi di chiedere”.

E a salutare i bambini è arrivato anche il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi: “Sono qui insieme alla Fondazione per stare con i bambini – dice Bianchi - Sono loro che domandano giustizia e hanno bisogno di quel senso di legalità che è il fondamento stesso della Repubblica e dell’essere qui oggi. La scuola, come ha detto anche il nostro Presidente Sergio Mattarella, deve essere il luogo che reclama verità. Quest’aria gioiosa dei bambini pretende memoria e verità”.

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