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Ucciso dalla mafia 41 anni fa, ricordato a Palermo il procuratore Gaetano Costa

Ricordato oggi a Palermo Gaetano Costa, ucciso dalla mafia il 6 agosto del 1980.

Presente alla commemorazione anche Leoluca Orlando. Il sindaco ha preso parte alla messa celebrata nella chiesa di San Giovanni dei Napoletani in suffragio del procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Palermo.

"In un tempo in cui gli uomini delle Istituzioni erano spesso collusi con la mafia, in un tempo nel quale il sindaco di Palermo aveva il volto della mafia - ha detto Orlando - un uomo delle Istituzioni, il procuratore Gaetano Costa, faceva fino in fondo la propria parte, tra la disattenzione e l’ostilità all’interno dello stesso Palazzo di Giustizia. Ricordarlo significa ricordare un tempo nel quale uomini che facevano il proprio dovere, uomini delle istituzioni che prestavano fedeltà ai valori costituzionali, trovavano dietro la loro morte e dietro i loro assassini, l’ombra terribile di esponenti delle Istituzioni corrotti".

Successivamente, il primo cittadino di Palermo si è recato sul luogo dell’omicidio, in via Cavour, dove alla presenza delle massime istituzioni civili e militari, sulla lapide commemorativa è stata deposta una corona di fiori.

"L'uccisione del procuratore Gaetano Costa è stata cancellata dalle memoria e, come in tutti i grandi delitti di mafia, non è stata mai cercata tutta la verità sugli autori e sui moventi", queste le parole del figlio, Michele Costa.

"Sul suo tavolo di lavoro - dice Costa - mio padre teneva un foglio con le sue ipotesi di lavoro sui grandi delitti di mafia. Non è accaduto nulla. Se ne sono tutti dimenticati. Come per altri casi, sono state ottenute verità parziali e come tali insoddisfacenti e fasulle. Le colpe vanno distribuite in parti uguali".

"Quando - aggiunge Michele Costa - ho detto che forse non si cerca tutta la verità perché inconsapevolmente si ha paura della verità sono stato attaccato e insultato". Poco prima di essere ucciso il procuratore Costa aveva firmato personalmente, di fronte al rifiuto dei suoi sostituti, la convalida degli arresti compiuti dalla polizia tra esponenti del clan Spatola-Inzerillo-Gambino. Il rifiuto dei sostituti viene inquadrato dal sindaco Leoluca Orlando nel "clima di grande isolamento" che avrebbe assediato il magistrato.

"La sua solitudine - secondo Orlando fu un incentivo a reagire per il sistema politico-affaristico-mafioso che si sentiva colpito nel livello più alto specie quando Costa in una audizione aveva puntato il dito contro gli esattori Salvo".

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