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Palermo, pure le casse della mafia a secco durante il lockdown: "Tutti chiusi, non ci sono soldi"

Casse della mafia a secco durante il lockdown. La crisi, insomma, non ha travolto solo i negozi e le imprese, ma anche i boss hanno dovuto tirare la cinghia come dimostra questa intercettazione della polizia sull'operazione "Tentacoli" contro il mandamento di Ciaculli-Brancaccio che martedì ha portato a 16 arresti.

L’elenco di chi pagava il pizzo senza fiatare era lunghissimo come è emerso nell'inchiesta tanto che per svelare il sistema del pizzo è stato necessario un attentissimo lavoro investigativo di carabinieri e polizia.

Gli uomini di Roccella, come ha raccontato sul Giornale di Sicilia Vincenzo Giannetto, avevano scelto un terreno dietro corso dei Mille per i loro summit. Arrivavano alla spicciolata, sulle bici elettriche e per sentieri sterrati credendo di essere riusciti ad eludere i controlli. Ad ascoltare i loro discorsi, fra gli alberi e le pietre, c’erano però le microspie.

Ed ecco uno dei dialoghi tra Maurizio Di Fede, detto Ciuffetto (già arrestato nel 2008 nell’operazione congiunta Old bridge fra Squadra mobile ed Fbi), Giovanni Di Lisciandro, Stefano Nolano e Angelo Vitrano. Vere e proprie riunioni mafiose in cui vengono stabilite le regole e gli assetti di potere o, come in questo caso, si cercano soluzione per superare la crisi legata al Covid.

Ad aprile 2020, in pieno lockdown, le saracinesche sono quasi tutte abbassate. "Tutti chiusi sono - lamenta Di Fede -... solo quello delle bombole è aperto, non lo so com’è combinato".

Altri approfondimenti sul Giornale di Sicilia in edicola, che dedica 4 pagine di cronaca agli sviluppi delle due operazioni antimafia di questi giorni a Palermo ed all'odierno blitz della guardia di finanza nell'ambito dell'inchiesta sui conti truccati di una impresa di trasporti.

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