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False fatture per gonfiare i costi a spese dell’Ue, indagati anche due imprenditori di Belmonte

Fatture per operazioni inesistente a spese dell’Unione Europea. È il raggiro scoperto dalla Procura della Repubblica di Termini Imerese che con i finanzieri del comando provinciale della guardia di finanza di Palermo hanno dato esecuzione ad un provvedimento che ha portato al sequestro di conti bancari, beni mobili e immobili per 6,4 milioni di euro, pari all’Iva e alle imposte sui redditi che sarebbero state evase dagli indagati.

L’operazione Gulash di oggi è legata a un’altra inchiesta che  nel marzo dello scorso anno portò all’esecuzione di 24 misure cautelari per le ipotesi di reato, tra le altre, di associazione a delinquere e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche in relazione all’indebita percezione di finanziamenti erogati dall’Unione Europea e dalla Regione Siciliana nell’ambito dei Programmi di Sviluppo Rurale per un valore di oltre 15 milioni.

Nei mesi successivi, la Procura della Repubblica di Termini Imerese – che nel frattempo ha emesso l’avviso di conclusione delle indagini preliminari e ha chiesto il rinvio a giudizio per 36 imputati - ha chiesto anche il sequestro dei vantaggi patrimoniali conseguiti attraverso l’utilizzo di false fatturazioni.

Secondo le indagini, il ricorso a fatture false era un’abitudine da parte del sistema messo in piedi dai fratelli Giovanni Salvatore e Francesco Di Liberto, di Belmonte Mezzagno. Stando alla ricostruzione degli investigatori venivano documentati costi in realtà non sostenuti in tutto o in parte per la realizzazione di programmi di investimento (ammodernamento aziende agricole, realizzazione di un mattatoio e di un complesso agro-industriale) per ottenere i contributi pubblici ma anche vantaggi fiscali.

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