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Palermo, truffa sui fondi Ue per l'agricoltura: in 60 verso il processo

La Procura europea ha chiuso l’inchiesta per la presunta corruzione e truffa ai danni dell’Unione Europea, dello Stato e della Regione sui fondi per l’agricoltura: l’avviso di conclusione delle indagini preliminari porta la firma dei pm Calogero Ferrara e Amelia Luise che adesso dovranno decidere se disporre o meno il rinvio a giudizio per 60 persone, compresi i legali rappresentanti di tre società, accusati a vario titolo dei reati di associazione a delinquere, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzione, abuso d’ufficio, falso, distruzione e occultamento di atti e rivelazione di segreto d’ufficio. tra loro vi sono dirigenti e impiegati dell’Ispettorato provinciale dell’agricoltura e degli Uffici intercomunali dell’agricoltura, oltre a imprenditori e professionisti.

L’operazione risale allo scorso al 28 giugno quando, su ordine del gip di Termini Imerese, in 12 finirono agli arresti domiciliari e altri dieci all’obbligo di firma. Secondo gli inquirenti, le pratiche incriminate sarebbero 18: la cifra dei finanziamenti per l’agricoltura, contenuti nel Programma di sviluppo rurale 2007-2013 e 2014-2020, che sarebbero stati concessi in maniera irregolare avrebbe superato i 2,5 milioni di euro che, in via preventiva, erano stati sequestrati in beni e denaro per lo stesso valore. Difficile che si arrivi a un’archiviazione anche perché nei mesi scorsi il Tribunale del Riesame, pur affievolendo alcune delle misure cautelari, avrebbe sostanzialmente confermato l’impianto accusatorio: gli avvocati degli indagati avranno adesso 20 giorni di tempo per avere una copia degli atti e delle intercettazioni eseguite dai finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria e per depositare le memorie difensive, produrre eventuali altri documenti, per rilasciare dichiarazioni spontanee o per chiedere di essere interrogati dai magistrati. Il sequestro più grosso – poco più di 800 mila euro – aveva colpito la cooperativa agricola Sicilfunghi di Bolognetta per un progetto finanziato che prevedeva la costruzione di cinque serre per la lavorazione di carpofori.

Sempre in base alla ricostruzione dell’accusa, nella loro attività la «cricca» avrebbe sperimentato un meccanismo che consentiva, nel corso delle attività di rendicontazione, di «rallentare fraudolentemente le procedure di collaudo e controllo così da evitare l’applicazione di penali, ovvero la decadenza o la revoca dei contributi già erogati». E quando, nell’esame dei documenti, veniva fuori qualche intoppo che avrebbe messo in forse l’erogazione delle somme, subito scattavano le correzioni che, con la compiacenza dei funzionari, andavano a buon fine. Le indagini, partite nel 2017, effettuate attraverso gli accertamenti finanziari ma anche per mezzo di intercettazioni, ambientali e telefoniche, costituiscono un ulteriore filone dell’operazione «Gulasch-Amici Miei» che aveva già portato a marzo del 2020 ad eseguire numerosi provvedimenti cautelari legati agli iter di concessione dei finanziamenti in agricoltura, europei e nazionali, nell’ambito del Piani di sviluppo rurale.

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