Si erano messi a disposizione del reggente della mafia di Bolognetta. E avevano anche ricevuto i suoi messaggi dal carcere dopo il suo arresto.
Gli imprenditori Carlo Salvatore Sclafani e Mario Pecoraro fermati nell'operazione Dominio dei carabinieri questa notte si muovevano con molta circospezione. Quando dovevano parlare di cose delicate lasciavano i telefonini nelle auto per timore di essere intercettati, come emerge dalle indagini coordinate dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai pm Gaspare Spedale e Giorgia Righi.
I due, dunque, si incontravano spesso per parlare a quattrocchi in luoghi aperti e lontano da possibili microspie. Ad aprile del 2019 Sclafani doveva ricevere una lettera dal carcere da Stefano Polizzi, ritenuto capo della famiglia mafiosa di Bolognetta, che si trova detenuto nel penitenziario di Santa Maria Capua Vetere. Si sarebbe dovuto occupare di una cosa.
In un passo della lettera si fa riferimento all'ex deputato Paolo Ruggirello arrestato nell'operazione antimafia Scrigno e che si trova detenuto anche lui nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Il pizzino era stato consegnato dal figlio di Polizzi a Sclafani durante un incontro a Bolognetta. Dell'esistenza della lettera spedita da "mastro Stefano Polizzi", i carabinieri vengono a conoscenza durante una conversazione tra Sclafani e la moglie, come è possibile ascoltare in questo video.
"Mastro Stefano mi ha mandato una letterina. Ha mandato due cose. Mi devo informare per una cosa", dice Sclafani alla moglie. "Qui peggio dei pizzini è andata a finire qua. Suo figlio te l'ha data?", risponde la moglie. "Ci siamo intravisti con..", aggiunge il marito. "Ruggirello Paolo onorevole di Trapani", continua il marito. "Ma queste cose non vengono guardate" incalza la moglie. "Chi deve guardare", conclude Sclafani. Secondo quanto accertato dai carabinieri Polizzi aveva bisogno di soldi liquidi perché aveva tutto il denaro bloccato.
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