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Coronavirus, Palermo ora ha paura: "Bene le mascherine, occorre fare rispettare le regole"

E ora Palermo ha paura del coronavirus. Ci si rende conto di come i cittadini, stavolta, non si azzardano minimamente a contestare il nuovo Decreto Legge, approvato dal Consiglio dei ministri su proposta del Presidente Giuseppe Conte e del Ministro della salute Roberto Speranza, che introduce nuove misure atte a contenere la diffusione del Covid, tra le quali l’obbligo di indossare i dispositivi di protezione delle vie respiratorie non solo nei luoghi chiusi accessibili pubblico, ma anche in tutti i luoghi all’aperto che non siano completamente isolati. In provincia di Palermo, ieri, segnalati 131 casi.

“Assolutamente d’accordo, abbiamo già perso tempo”, dice Simona, “godiamoci le città che sono rinate, però mettere la mascherina non costa nulla. Sono d’accordo con l’arginare i focolai, ma penso che se tutti noi rispettiamo le regole che ormai ben conosciamo possiamo convivere con il virus e ridurre i contagi”.

“Bisogna rispettare le regole ed essere accorti”, dice poi Antonella, “non credo che la popolazione stia rispettando le norme: i giovani non hanno capito l’entità della pandemia. Temo un nuovo lockdown, perché c’è tanta scorrettezza da parte dei commercianti e dei ristoratori. In molti di questi luoghi non si rispettano le normative, e i preposti non le fanno rispettare, anche se si sa quali sono gli esercizi puliti e quali no. La paura è che noi in Sicilia non possiamo difenderci, a Milano non si muore, in Sicilia si morirà”.

“Ne va del benessere di tutti noi, ma teniamo anche in conto l’economia”, dichiara Calogera, proprietaria di un’attività, “se manca la salute, manca anche l’economia. I negozi sono tutti vuoti, possiamo ripartire solo in sicurezza, quindi è giusto così. Io temo per la mia azienda che vive da 30 anni: è già un anno che siamo fermi. A 60 anni è un pò dura senza pensione e senza lavoro”. “Penso che la colpa per l’impennata dei contagi non sia solo dei giovani”, afferma Leonardo, “non è questione d’età, ma di civiltà. La paura è quella di tornare alle stesse condizioni di marzo e aprile, anche se spero che non sarà così”, conclude.

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