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Denunciò mafia e pizzo, il dramma di un imprenditore: "Isolato e senza tutele, vivo nel terrore"

Da anni Filippo Misuraca e la sua famiglia vivono nel terrore. Intimidazioni e minacce da quando, sei anni fa, ,decise di denunciare le richieste di pizzo. Misuraca è un imprenditore che gestisce un’azienda edile di Giardinello, in provincia di Palermo, per anni presa di mira dal clan dei Lo Piccolo. Oggi è un uomo che chiede tutela al prefetto perché “quando con l’auto incrocio qualcuno che ho fatto arrestare mi tremano le gambe e non riesco più nemmeno a guidare”, rivela in questo video a Gds.it.

Era il 2013 quando decise di parlare agli inquirenti per raccontare che l’azienda, gestita da lui e dal fratello dai primi anni Duemila, era nel mirino degli estorsori. “Un benedetto giorno”, lo definisce. E racconta di aver subito più di 32 intimidazioni a partire dalla prima denuncia, da quando non ebbe esitazione a fornire i nomi dei suoi aguzzini, alcuni dei quali non erano neppure nelle carte dei carabinieri. Proiettili recapitati, due cagnolini decapitati, l’auto bruciata 3 volte, il cantiere e i camion distrutti, sono alcune delle conseguenze della sua decisione di non pagare e di denunciare.

“Avevo un’azienda fiorente, con 70 operai, adesso cerco di garantire il posto a dieci padri di famiglia. Ma i miei compaesani non mi salutano più. Mi isolano. Non ho tutele, non ho garanzie. Non posso più andare in giro solo. Sono considerato forse un imprenditore di serie d?”.

Il suo sfogo in questo video di Marcella Chirchio

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